“Molteplici irregolarità”, “pressapochismo e negligenza” da parte di chi avrebbe dovuto fronteggiare il disseccamento degli ulivi salentini in modo evidentemente diverso, ed ha messo invece in atto una serie di interventi “che si sono dimostrati assolutamente disarticolati, tardivi, caratterizzati da scarsa trasparenza e professionalità e non consoni complessivamente a una corretta gestione dell’emergenza”: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Alcide Maritati, archivia l’inchiesta avviata nel 2015, ma non nasconde le scorrettezze. “Quel che emerge – si legge ancora nell’atto – è la preponderanza dell’interesse economico, ovvero la prospettiva di ottenere finanziamenti a beneficio esclusivo dell’università di Bari, rispetto alle finalità della ricerca scientifica”.
“Pare impossibile trovare la prova certa che, osservate le corrette regole di comportamento, l’evento non si sarebbe comunque realizzato”, sostiene il gip nella corposa ordinanza, accogliendo così la richiesta di archiviazione presentata dalle magistrate inquirenti, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci della Procura di Lecce.
Il 18 dicembre 2015, sulla base delle indagini coordinate dalle due, erano stati consegnati gli avvisi di garanzia a:
Tra i reati contestati all’epoca, diffusione di patologia, violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili.
Accuse che ora cadono, dunque, in mancanza di prove certe.
Resta in piedi, ma passa per competenza alla Procura di Bari, l’ipotesi di falso sulla data ufficiale di comparsa effettiva della xylella nel Salento: sotto la lente restano gli atti sequestrati all’Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM) di Valenzano (BA) e due comunicazioni, datate rispettivamente 2 e 15 ottobre 2013, dell’Osservatorio Fitosanitario di Bari, che stridono con la testimonianza di un ispettore fitosanitario, secondo il quale il fenomeno era noto già nel 2005.
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