di Marilù Mastrogiovanni (GUARDA I VIDEO)
I singoli proprietari degli ulivi secolari, anche se le maglie della legge regionale sono state allargate consentendone lo sradicamento e l’edificazione, non possono attaccare un bene comune.
La Costituzione sancisce come prevalente il diritto di proprietà collettiva su quello di proprietà privata. Meravigliosa Costituzione, che ci riserva sempre sorprese.
“Xylella report” sta creando una comunità.
Attorno al libro i cittadini dialogano e si confrontano; cercano e si trasferiscono metodi di cura degli ulivi; strategie giudiziarie per contrastare le decisioni di sradicare gli ulivi prese dalla Regione Puglia, Governo e Ue; nuove strategie di resistenza nei presidii; nuovi metodi per informarsi e informare.
L’incontro di Taviano (Le) del 25 maggio scorso, organizzato dall’associazione Bachelet presso la sua sede (che ospita la bella mostra fotografica “Giganti silenziosi”, a cura di Franco Mantegani), è stato illuminante. A dialogare con me, Roberto Tanisi, presidente di Corte d’appello di Lecce e dell’associazione nazionale magistrati, sezione di Lecce.
Ha rimarcato diversi punti del libro: la delibera di giunta del 29 ottobre 2013, dove si scrive che l’intera provincia di Lecce è da considerarsi infetta; l’emergenza prima dell’emergenza, cioè le sconcertanti dichiarazioni dell’assessore regionale Nardoni che nel 2013 dichiara che siamo in emergenza, mentre poi, dopo un anno, sapremo che nel dicembre 2013 gli ulivi positivi a xylella erano solo 21; le maglie delle leggi regionali allargate nel 2014 che consentono il consumo del suolo e speculazioni edilizie proprio grazie alla presenza di xylella; il fenomeno del disseccamento degli ulivi già noto fin dal 1700 (denominato “Brusca”), con sintomi identici a quelli attribuiti oggi alla, xylella (senza però averne oggi certezza scientifica); la dichiarazione dello stato di calamità da fitopatologia che incentiverebbe, de facto, lo sradicamento degli ulivi per avere finanziamenti; la scarsa trasparenza nella gestione del seminario del 2010, dove si dichiara che l’emergenza xylella è alle porte (ma non si capisce quali porte…della Grecia, della Spagna, della Francia…).
Che cosa fare, hanno chiesto i cittadini a Roberto Tanisi, se sono gli stessi proprietari degli ulivi secolari a volerli sradicare, per avere i finanziamenti che arriveranno (ma è tutto da dimostrare), per la calamità naturale da fitopatologia, quando sarà approvata?
In un caso come questo, ha detto Tanisi, il “diritto di proprietà cede il passo alla funzione sociale. Gli ulivi – ha spiegato – sono un bene comune e questo bene comune i cittadini possono rivendicarlo con un’azione popolare”.
“Che cos’è un’azione popolare?”, ho chiesto.
“I singoli cittadini, insieme – ha detto il giudice – possono invocare il concetto di ‘diritto di proprietà collettiva’ previsto dall’articolo 42 della Costituzione”.
“Una class action?”, hanno chiesto dal pubblico.
“No – ha detto Tanisi – in Italia è difficile e si deve avere un interesse personale concreto per intraprenderla. C’è un concetto ancora più bello nella Costituzione: il bene comune e il principio che la proprietà privata di un bene (ad esempio il suolo, gli alberi) è una concessione del diritto di proprietà che il popolo sovrano cede ad un privato, purché svolga una funzione sociale condivisa. E’ la proprietà collettiva del territorio, anche alla luce del fatto che la provincia di Lecce è tra le prime in Italia per il consumo del suolo. Si può invocare il diritto di proprietà collettiva, come hanno fatto i cittadini per la Laguna di Venezia, dove i proprietari volevano fare delle opere giudicate devastanti e, impugnate tali opere invocando il bene comune, hanno vinto”.
E’ già successo, si può ripetere.
PER APPROFONDIRE Vi consiglio di CLICCARE QUI E leggere quest’articolo. Ne riporto un passaggio affascinante:
La prevalenza giuridica della proprietà collettiva su quella privata.
La Costituzione (…) ha riportato in primo piano la “proprietà collettiva” del territorio, ponendo in luce che la “proprietà privata” è semplicemente “ceduta” ai singoli con un atto di volontà del popolo sovrano, e cioè mediante legge. Alla “precedenza storica” della proprietà collettiva su quella privata si accompagna oggi la “prevalenza giuridica” della prima sulla seconda.
Lo chiarisce l’art. 42 della Costituzione, secondo il quale “la proprietà privata è riconosciuta dalla legge….allo scopo di assicurarne la funzione sociale”, sancendo cioè che tale diritto è giuridicamente tutelato soltanto se ed in quanto “assicura” “lo scopo” della “funzione sociale”, rende cioè tutti partecipi dei benefici che provengono dalle attività produttive.
Il principio della prevalenza dell’interesse pubblico sull’interesse privato è ribadito, inoltre, dall’art. 41 della Costituzione, riguardante “l’iniziativa economica privata” e cioè l’attività negoziale che il proprietario pone in essere per disporre della proprietà privata, e cioè per acquisire o vendere la proprietà dei beni economici.
Si legge in detto articolo che “L’iniziativa economica privata è libera”. “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Come si nota, alla “funzione sociale” dell’art. 42 Cost., fa riscontro “l’utilità sociale”, di cui al precedente art. 41 Cost.
Ma non è tutto. Questa “prevalenza” dell’interesse pubblico sull’interesse privato, va coniugata con la “distinzione” tra “proprietà pubblica” e “proprietà privata”, di cui al primo alinea del citato art. 42 Cost., secondo il quale “la proprietà è pubblica e privata”.
ECCO ALCUNI BREVI PASSAGGI DELL’INCONTRO DIBATTITO TRA IL MAGISTRATO ROBERTO TANISI E LA GIORNALISTA MARILU’ MASTROGIOVANNI:
(28 maggio 2015)