di Marilù Mastrogiovanni
Gli ulivi di Gino Ancona sono stati incendiati.
Dieci ulivi, di cui alcuni centenari.
Le tracce indicano che si tratta di incendio doloso, perché il fuoco ha divorato i singoli ulivi e non l’erba secca circostante. Un gesto mafioso.
Gino ha denunciato. E nella denuncia, che è nelle mani dei Carabinieri, lancia accuse precise: ricorda il suo intervento molto critico al convegno del 5 giugno scorso. Un convegno su xylella, tenutosi a Bitonto, nel corso del quale si discuteva della ineluttabilità del destino degli ulivi, ossia la morte. Unica soluzione, si diceva, lo sradicamento degli ulivi infetti e di tutti quelli anche sani nel raggio di 100 metri, cioè su un’estensione di oltre tre ettari. Gino Ancona, come sempre ha alzato la mano e ha preso la parola, affermando che è un crimine sradicare gli ulivi anche sani; ha detto che non c’è alcuna prova scientifica che sradicare serva a salvare gli alberi dall’infezione e che non c’è alcuna prova scientifica che gli ulivi nei campi secchino per la xylella.
Tutte informazioni vere.
Ma a qualcuno quello che ha detto Gino non è piaciuto e nella notte gli ulivi hanno preso fuoco.
Quegli ulivi servono a Gino per produrre un olio extravergine per se stesso e la sua famiglia. E’ un’agricoltura di sussistenza, pulita, sana e senza alcun tipo di pesticida.
A chi danno fastidio gli ulivi sani e naturali di Gino? A chi dà fastidio il suo pensiero libero?
Ho conosciuto Gino Ancona il giorno della prima manifestazione del “Popolo degli ulivi” a Lecce. Stavo lavorando su “Xylella report”, era il 29 marzo 2015.
Nella puntata del reportage di quel giorno potete vedere la sua intervista.
Attivista, ambientalista, colto anarchichico e pacifista, è presidente del Coordinamento per la Difesa del Patrimonio Culturale contro le devastazioni ambientali.
Ha ingaggiato fin dall’inizio una strenua battaglia per la difesa del paesaggio, contro lo sradicamento degli ulivi. La sua è una battaglia per la verità, la giustizia e l’informazione corretta, i diritti civili e la libertà delle persone di autodeterminarsi.
Sempre presente, anche con interventi critici, ai convegni su xylella organizzati dalle Istituzioni che cercano di convincere i cittadini della ineluttabilità del destino degli ulivi, cioè la morte. Sempre presente alle assemblee del “popolo degli ulivi”, ai cortei, ai presidi, alle occupazioni.
Con l’associazione che presiede ha presentato ricorsi al Tar contro lo sradicamento degli ulivi, fatto esposti alla magistratura, organizzato incontri e dibattiti culturali.
Un animatore culturale, Gino.
Ma la cultura e la libertà danno fastidio in questo pezzo di mondo. Dove i mafiosi che bruciano gli ulivi sono solo la manovalanza di interessi più grandi che si nutrono di ignoranza e omertà. Esattamente come la mafia, di cui sono una moderna evoluzione.