Su xylella il confronto è sempre più difficile. Il dibattito è ormai polarizzato anche per un utilizzo dei social ormai fuori controllo: i giornalisti che fanno domande sono complottisti; gli scienziati che cercano strade alternative sono santoni; la Scienza viene divinizzata e si decide sui social quale scienziato rappresenti la scienza-scienza e quale no; i cittadini che si oppongono legittimamente, attraverso la legge, rivolgendosi alla giustizia amministrativa e penale, con ricorsi ed esposti, sono colpevolizzati e additati dai politici come se fossero dei terroristi.
Da giorni assisto con sgomento al linciaggio mediatico del prof. Pietro Perrino, già direttore dell’istituto del Germoplasma del CNR di Bari.
Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo di Perrino dal titolo: “La bufala xylella: non è il batterio a uccidere gli ulivi”
Ed è vero. Nessun ulivo della foresta di 60 milioni di ulivi in Puglia è morto per la xylella: sradicati, bruciati, tagliati, si, ma seccati dalle punte alle radici, per colpa della xylella, neanche uno. Abbandonati a se stessi, non potati o potati male e poi fatti morire: questo accade sempre più spesso.
Per 12 ore ho assistito il 13 giugno scorso ad un convegno organizzato dalla Regione Puglia (a Lecce, presso l’Università del Salento) in cui s’è dato conto, dinanzi ai cittadini, dei soldi spesi dalla Regione per trovare le cure che guariscano gli alberi, anche se infetti.
Diverse sperimentazioni, portate avanti da più università insieme ad aziende e associazioni di agricoltori, hanno dimostrato che gli alberi infetti, anche quelli che sembrano completamente secchi, riprendono a vegetare e perfino a produrre.
Il senso di tutte quelle ricerche è che: “non è il batterio ad uccidere gli ulivi”.
Questo non è negazionismo: semplicemente è ancora presto per capire come si comporta il batterio sugli alberi secolari.
L’articolo di Perrino è stato condiviso su Facebook da Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano. Questo ha provocato una reazione da manuale:
- ondata di odio (hate speech) contro Travaglio e contro Perrino
- polarizzazione delle posizioni tra fan della Scienza (che tutto vede e tutto sa) e complottisti.
Fin qui niente di nuovo.
Il problema è che tutti, ma proprio tutti, e sopra tutti, giornalisti e scienziati, sono stati vittime della polarizzazione da social network.
All’ondata di commenti ha risposto, improvvidamente, via twitter, il vicedirettore Stefano Feltri, con una pezza che è peggio dello strappo: ha ammesso che l’articolo “non aveva dati e argomenti sufficienti a sostegno delle tesi espresse”.
Apriti cielo.
All’orda famelica di odio di cui si nutrono i social, hanno fatto da sponda alcuni articoli usciti su Il Foglio,
che non gli è parso vero di scagliarsi contro “la testa dura di Travaglio” (ma che cosa avrà voluto dire?) e su Wired, che prontamente tira fuori il complotto (ma che cosa c’entra il complotto? Chi ha parlato di complotto? Perché chi non è d’accordo con la “fazione” della Scienza che afferma che gli ulivi muoiono a causa della xylella, viene accusato di complottiamo? Quelli che curano gli alberi, non sono forse scienziati? Non è Scienza anche quella?).
Hanno fatto da amplificatori tutta una serie di siti, blog, agglomeratori di notizie.
Infine arriva Butac, bufale un tanto al chilo, il sito che ha l’obiettivo di “bebufalare la rete” e ci mette del suo, addentrandosi in discettazioni sulla fisica quantistica usando come “fonte” un non meglio identificato studente di fisica.
Non serve verificare: serve confermare la propria tesi, ossia che l’odiato Travaglio ha sbagliato, finalmente!, pubblicando una bufala, e che Pietro Perrino è un complottista e colui il quale è riuscito a vendere la bufala a Travaglio.
Ormai l’argomento è virale e dagli all’untore: in questo caso ben due. Uno, Travaglio, che è contro l’informazione mainstream, l’altro, Perrino, che è contro la Scienza mainstream.
Perfino una raccolta firme e due lettere indignate firmate da alcuni professori universitari.
Nessuno, né ricercatori né giornalisti, che abbia fatto quello che è alla base di entrambe le attività di ricerca: verificare.
Nessuno ha alzato il telefono per chiamare il prof. Perrino e dire: prof, ma che hai scritto, sei impazzito? Dove appoggi le tue affermazioni?
Avrebbero scoperto che l’articolo di Perrino è corredato da ampia bibliografia e sitografia (che il Fatto ha sbagliato a non pubblicare) e che molte delle sue affermazioni, soprattutto per ciò che riguarda la capacità degli ulivi di reagire a vari tipi di cure, è condivisa da diversi scienziati.
Così come l’analisi relativa alla desertificazione dei terreni, alla salinizzazione delle acque di falda, all’abuso di pesticidi.
Xylella report lo ha pubblicato integralmente con un titolo diverso da quello di Travaglio e corredato da bibliografia: nessuno ha avuto da eccepire. Eppure Xylella report ha gli occhi di tutti addosso, essendo una voce fuori dal coro.
Ma la domanda è: da quando, cari scienziati e cari colleghi giornalisti, abbiamo smesso di fare il nostro lavoro e siamo scesi al livello delle “legioni di imbecilli” di Eco?
Il “likeismo”, la sindrome da like ricevuto o negato, è uscita dai social ed ha effetti nella realtà.
Tutti sugli spalti, a prendere posizione, ma basandosi sul nulla verificato.
La Scienza, in quanto tale, è confronto, è dibattito. La Scienza, paradossalmente, non ha verità fisse e immobili, ma è divenire, mutamento.
Perché su Xylella chiunque cerchi di curare gli ulivi, chiunque chieda di non sradicarli, chiunque voglia dare il proprio contributo per la tutela del paesaggio e la sostenibilità ambientale di ogni intervento, è additato come complottista?
Che complotto c’è dietro? (E’ una battuta, calmi. Datevi una regolata tutti e tornate tutti a studiare).
2 Comments
Cara Marilù, personalmente non sono per le censure ma l’articolo di Perrino non poggia su nessuna base scientifica. Tu affermi che l’articolo di Perrino è corredato da ampia bibliografia. Di quale bibliografia parli? L’unica pubblicazione scientifica è quella di Scortichini che peraltro indica nel batterio la causa della malattia, mentre il resto sono pubblicazioni dello stesso Perrino di nessun valore scientifico. Poi scrivi pure che l’articolo è corredato di sitografia e qui l’hai sparata ancora più grossa… da quando in qua i siti web hanno valenza scientifica? I risultati delle ricerche scientifiche si pubblicano su riviste scientifiche e sono sottoposti al vaglio di ricercatori esperti del settore. Quindi la regolata devi dartela tu. Studia per favore. La scienza non è fondata sulle opinioni ma sui dati scientifici per cui se vuoi dibattere e confrontarti con altri scienziati devi portare i dati per documentare i tuoi assunti.
Perrino ha scritto un articolo destinato alla divulgazione, non ad una rivista scientifica sottoposta a peer review. Non l’ha detto lui, non l’ho scritto io. E’ un articolo divulgativo con bibliografia e sitografia.