La rottura tra la pancia e la testa del popolo pugliese, in tema di xylella, s’è consumata ieri. Se poi di pancia e di testa si possa parlare, dal momento che i ruoli appaiono invertiti: da un lato cittadini che studiano, si organizzano, raccolgono fondi per azioni collettive, finanziano ricerche, cercano soluzioni, chiedono soldi per condurre adeguatamente i propri terreni, dall’altro lato amministratori pubblici che nell’organo della massima espressione della rappresentatività democratica di un ente locale (il consiglio), si scagliano contro chi li ha eletti, puntando il dito a turno verso associazioni, scienziati, giornalisti.
Tutti colpevoli di aver spianato la strada all’invasione della xylella verso Nord, che invece il fronte degli amministratori pubblici regionali voleva arginare, con strategie militari di accerchiamento e distruzione.
Un po’ nostalgici forse di quelle tattiche dell’armata zarista, che distruggendo e appiccando il fuoco fece trovare il deserto all’esercito napoleonico, impedendogli di proseguire.
Ecco, più o meno la strategia è questa: contro la xylella che avanza, si rade al suolo tutto, così si arresta l’invasione delle cicaline sputacchine.
Così, mentre ieri il Consiglio regionale della Puglia si riuniva per non decidere nulla di utile sul problema della xylella fastidiosa in Puglia, da Bruxelles l’agenzia Ansa dava la notizia che “Il comitato Ue per la salute delle piante ha approvato la proposta della Commissione Ue di estendere l’attuale area di quarantena per la xylella in Puglia di circa 20 km verso il nord della regione. Secondo quanto apprende l’ANSA, l’Italia ha votato contro, e la Spagna si è astenuta. Più in particolare, l’Italia aveva chiesto di rinviare la votazione, in attesa dell’audit della Commissione in Puglia, la settimana prossima.
La Spagna ha ritenuto che la nuova area delimitata includesse alcune parti del territorio pugliese in cui Xylella non era ancora stata rilevata, mentre secondo la Commissione “probabilmente sarebbe già presente”.
E’ inaccettabile che la strategia di delimitazione delle aree si basi su un “probabilmente”.
Aspetteremo di leggere il documento ufficiale,ancora non diramato, su cui sono stati chiamati ad esprimersi i membri del Comitato tecnico dell’Ue competente per le misure fitosanitarie (Comitato permanenente Paff su piante, animali, cibi e mangimi) ossia i ministri dell’Agricoltura dei vari paesi membri o loro delegati. Né è stato diffuso il verbale della riunione del Comitato.
Ma la notizia ha fatto il giro della Ue, perché non è solo il tema della xylella sul tavolo, ma l’intera strategia europea per l’eradicazione degli organismi da quarantena.
La portavoce della Commissione europea Anca Paduraro, competente per la Sicurezza alimentare e Salute ha riferito che la decisione, presa a maggioranza qualificata, consiste in un emendamento che modifica la decisione di esecuzione 789/2015 della Ue (già emendata nel 2017) per estendere a nord sia la fascia di contenimento, larga 20 km, sia la “zona cuscinetto”, larga 10 km a partire dal confine esterno della fascia di contenimento.
Significa che arriva quasi alla curva del golfo di Taranto, protendendosi verso la Basilicata, la demarcazione delle aree per il monitoraggio della presenza di xylella e il conseguente sradicamento degli ulivi positivi al batterio, e a tutte le forme di vita vegetale attorno alla pianta infetta, in un’area di 3,3 ettari.
Salta all’occhio che tale strategia suicida finora s’è potuta giustificare, almeno sulla carta, col fatto che, desertificando un’ampia fascia della penisola salentina, dallo Ionio all’Adriatico, si sarebbe creata una landa senza vegetazione e senza insetti, per separare il Salento “infetto” dal resto dell’Italia e dunque dal resto d’Europa. Impedendo così al batterio di diffondersi attraverso le punture della sputacchina (la strategia dell’Armata rossa).
Ora che si allunga pericolosamente verso il Continente la zona in cui si dovranno sradicare gli ulivi positivi a xylella e tutte le specie vegetali nel raggio di 100 metri, finalmente verrà fuori l’inattuabilità della “strategia dell’emergenza” in campo aperto, così come è stata pensata finora. E’ questo l’obiettivo di tante associazioni ambientaliste riunite nel “Popolo degli ulivi” e del Comitato di aziende bio “Sos salviamo ora il Salento”, che con i ricorsi e l’occupazione delle terre hanno impedito (per quanto hanno potuto) lo sradicamento degli ulivi in attesa che venisse fuori dai fatti l’inapplicabilità di quanto deciso dalla Regione Puglia, dal Ministero dell’Agricoltura italiano, dal Parlamento e dalla Commissione Ue. Domani dinanzi alla sede regionale Rai “Il popolo degli ulivi” s’è chiamato a raccolta per far sentire ancora una volta le proprie ragioni e cercare di ricondurre alla ragionevolezza i propri governanti.
Ma dal verbale del Consiglio regionale di ieri emerge l’assoluta confusione che ha governato finora gli uffici regionali su questo tema.
L’assessore Leonardo Di Gioia ha pubblicamente denunciato il fatto che alcuni dirigenti si siano rifiutati di firmare gli atti, per paura di essere denunciati alla Procura.
Questo per l’incongruenza dell’impianto normativo, per alcuni aspetti anticostituzionale, laddove s’impone di sradicare ulivi, anche secolari e millenari, di proprietà privata ma che rappresentano un “bene collettivo” sovraordinato.
Ha poi fornito i numeri degli ultimi monitoraggi: dall’inizio dell’anno nella fascia di monitoraggio sono stati trovati 3.700 alberi positivi a xylella (li definisce “malati”, e lo ripete più volte, ma confonde la causa con l’effetto). Precisa anche che: “A marzo 2018, cioè due mesi fa, avevamo 2.950 piante malate. Oggi gli ulivi positivi sono 3.700. Quindi, aumentato il numero di controlli, aumentato il numero di piante malate”. Attribuendo finalmente e correttamente i dato non all’ “avanzare” della xylella ma all’aumentato numero dei prelievi. La percentuale degli alberi positivi a xylella sul totale degli alberi monitorati però, rimane sempre la stessa, e sempre quella in tutti i territori: 1,8%.
Anche da gennaio ad oggi la percentuale rimane la stessa e con questi numeri non può essere definita “epidemia” secondo diversi scienziati epidemiologi.
D’Altra parte sappiamo che, dopo aver attribuito i disseccamenti alla xylella e aver successivamente identificato diversi fattori che ne causavano il disseccamento in maniera combinata, gli scienziati e l’europa hanno dovuto adeguare la definizione, inserendo il “codiro”, la sindrome da disseccamento rapido, causato da xylella, funghi xylematici, rodilegno, abbandono degli alberi e delle buone pratiche agricole, desertificazione dei terreni, salinizzazione delle acque di falda.
Ieri il presidente Michele Emiliano ha dato il meglio di sé, scegliendo una irrituale replica in Consiglio regionale per difendersi da un articolo in cui spiegavo che invece di aiutare i piccoli proprietari di ulivi (che rappresentano oltre il 60% del patrimonio olivicolo pugliese), dà priorità alle banche, finanziando l’allargamento dei mutui delle aziende agricole indebitate invece di dare ossigeno a quelle sane. Un dato ovviamente inconfutabile. (Non mi sento di controreplicare nulla se non #sciamunnanzi; “vado avanti” col mio lavoro, perché i fatti parlano da soli).
Poi è passato agli ambientalisti e perfino agli scienziati, lanciando strali contro la ricerca del prof. Marco Scortichini che la stessa Regione ha finanziato. Nell’elenco delle ricerche relative a xylella pubblicate da Efsa, è l’unica che riguardi le cure per salvare gli ulivi e farli convivere con il batterio.
Ma questa è una strada che non interessa.
Poi ha affermato di volere un “decretino veloce-veloce” per segare “3000 alberi in una settimana”, ma assicura che non lo farà lui in prima persona (sic!).
Entrambi, Emiliano e di Gioia, hanno ribadito la necessità di leggi straordinarie per aggirare i mille legacci normativi che impediscono di sradicare senza impedimenti gli ulivi. I legacci si chiamano Carta Costituzionale, vincoli paesaggistici, vincoli idrogeologici, pareri della Sovrintendenza, tutela della proprietà privata, tutela del paesaggio. Solo per dirne alcuni.
Leggete invece con quanta cautela l’Efsa risponde ad una ricerca scientifica con cui si comunica la presenza di un patogeno da quarantena (un fungo) sugli agrumi, ritrovato in diverse zone d’Europa, tra cui l’Italia.
Non si impone di sradicare a tappeto, ma si chiedono maggiori evidenze scientifiche.
Eppure si tratta sempre di patogeno da quarantena, come la xylella.
Non si usa cautela invece nei confronti degli ulivi secolari, facendo passare il messaggio che il reimpianto di nuove specie o specie resistenti a xylella sia un grande successo.
E’ così che l’assessore Leonardo di Gioia ha definito i pugliesi che dissentono dalla “strategia dell’armata zarista”.
Un po’ marchese del Grillo (“io so’ io e voi nun siete un cazzo”) e un po’ Berlusconi (“li manderei tutti a pulire i cessi di Arcore”), dimentichi, lui ed Emiliano, del pesante monito di Efsa risalente a tre anni fa: “C’è il rischio di guerra civile”.