Tra i più attenti “portatori d’interessi” nel panorama dell’associazionismo ambientale salentino, il Forum Ambiente e salute, presieduto da Giovanni Seclì, descrive in un esposto le contrastanti evidenze scientifiche sul disseccamento degli ulivi. Per il Forum – e per diversi ricercatori – i sintomi della malattia degli ulivi ricordano tanto la “brusca”, tipica sintomatologia degli alberi del tacco d’Italia e già nota nei secoli passati. Il Forum ambiente e salute non manca di sottolineare come la ricerca, finanziata dai fondi europei Horizon2020, sia di fatto concentrata nelle mani degli istituti di ricerca che, fin dall’inizio, hanno dichiarato l’emergenza attribuendo il disseccamento alla xylella. Pubblichiamo il documento inviato in Procura.
A integrazione dell’esposto già depositato dal Forum, si notifica quanto segue, nell’eventualità che negli atti o dichiarazioni riportate si ravvisino elementi rilevanti sul piano giudiziario, quindi oggetto di intervento teso a individuare eventuali responsabilità e soprattutto a contrastare le possibili incidenze nocive sul piano fitosanitario o ambientale che possano da esse derivarne.
EZIOLOGIA E DINAMICHE FITOPATOLOGICHE:
Univocamente e ripetutamente dai ricercatori ufficialmente e istituzionalmente impegnati nell’indagine su disseccamento-xylella -con supporto di test effettuati e della letteratura scientifica internazionale- è stato sostenuto che i sintomi del contagio si manifesterebbero secondo la seguente dinamica: disseccamento apicale delle foglie punte dalle cicadellidi, successivo accartocciamento e imbrunimento dell’intera foglia ,poi disseccamento degli steli, poi dei rami, etc, con processo basipeto e velocità di diffusione del batterio e del gel conseguente di circa 20 cm al mese.
Tuttavia è stato segnalato che negli uliveti coinvolti dalla predetta sintomatologia, nell’anno (talvolta anche nei due) precedente è stata ripetutamente riscontrato un deperimento della pianta, manifestatosi soprattutto nello scarso ricaccio di vegetazione anche dopo la potatura, ma senza la presenza dei disseccamenti; altre segnalazioni evidenziano una pregressa fragilità degli steli, accompagnata da imbrunimento della corteccia.
Si evincerebbero scenari differenti, più complessi da quello ufficiale, che potrebbe risultare riduttivo quindi inadeguato a comprendere la complessità eziologia ed eventualmente ad attivare strategie di contrasto efficace della fitopatia del disseccamento scenari più complessi suggeriti anche dai seguenti elementi.
Nel 2013 il prof. Frisullo dell’università di Foggia aveva sostenuto, almeno in due assemblee presso la sede della Regione Puglia di Lecce, ipotesi alternative a quella ufficiale, imputando il deperimento-disseccamento a cause funginee allocate nelle radici degli ulivi.
Peraltro la complessità eziologia sintetizzata in CODIRO, è stata inizialmente – e anche per un periodo successivo all’individuazione del batterio xylella- sostenuta dal prof. Martelli (Xylella non è il killer dell’ulivo), salvo successivo ripensamento; i tecnici della dg Sanco dell’UE nel primo audit prodotto, testualmente dichiaravano la presenza nel Salento di funghi che da soli possono far disseccare gli ulivi. A ciò si aggiunge l’input proveniente da L. Petri (il principale ricercatore e studioso del disseccamento degli ulivi salentini all’inizio del XX sec.) che imputava al fungo stictis panizei presente nell’apparato radicale la responsabilità dell’epidemia del disseccamento –brusca– , peraltro tipico esclusivamente del Salento, come già lo era stato quello della fine del XVIII sec., entrambi protrattisi anche per oltre un decennio.
Il servizio fitosanitario della Regione Lazio ha prodotto recentemente un report su xylella, dove si afferma “disseccamento associato anchea xylella” , fitopatia che comporta l’ostacolo al flusso linfatico dalle radici verso l’apparato aereo; il che sembrerebbe contrastare la descrizione iniziale della dinamica e sintomatologia del disseccamento (dalla parte aerea verso il basso).
Le potature di grossi rami (pur inizialmente consigliate dalla delibera della Regione Puglia) ha prodotto ricaccio di vegetazione, ma quasi sempre destinata al disseccamento dopo alcuni mesi o nell’anno successivo; inoltre gli alberi su cui sono state effettuate tali potature (a differenza di quelli oggetto di interventi su rami secondari) hanno conosciuto undisseccamento maggiore. E’ stato verificato dai responsabili della gestione della fitopatia quanto ciò sia dovuto all’azione di funghi ,anche a causa del loro contagio sporigeno aereo, molto più pervasivo soprattutto attraverso i grossi tagli in genere non isolati , oltre che imputarlo esclusivamente alle cicadellidi-xylella?
Tali situazioni, circostanze, affermazioni sono state tenute in considerazione dal pool di ricerca; in particolare sono stati studiati –o solo evocati- i funghi e altri patogeni e la loro eventuale incidenza nel disseccamento, anche a prescindere dalla presenza di xylella? Si teme infatti che l’accentramento unidirezionale degli studi su di essa e sulla sua patogenicità abbia ridimensionato l’attenzione e l’indagine su altri patogeni e quindi l’ approccio sistemico, con possibile ricaduta sulla strategia di contrasto.
POSSIBILI DISCREPANZE E NECESSARI APPROFONDIMENTI
Da diverse relazioni ufficiali dei ricercatori baresi, riportate anche in resoconti di agenzie e ispezioni europee, si evince la presenza di un numero significativo di ulivi asintomatici ma affetti dal batterio; di contro quella di ulivi sintomatici ma che non presentano il batterio.
In altre relazioni , pubblicazioni o incontri pubblici (ultimo il Forum del Consiglio regionale pugliese della fine di aprile) , da parte di alcuni ricercatori (proff. Bucci e Martelli) sicuramente a conoscenza di tali situazioni, si afferma invece che tutti gli ulivi affetti da xylella sono sintomatici, escludendo quindi la precedente dicotomia di situazioni anomale rispetto all’assunto centrale, e riducendo la apparente negatività delle piante sintomatiche solo a falsi negativi effettuati dai test.
Tale declassamento confermerebbe il problema dell’attendibilità e veridicità assoluta dei test, evocando di contro anche l’altra prospettiva dei falsi positivi possibili. Comunque sostenere lo stretta correlazione sintomi-infezione è basata su ulteriori test , oppure è una libera interpretazione?
Dall’individuazione del batterio fine 2013, ai test di patogenicità, alla loro successiva conferma, dalla individuazione della sottospecie pauca e alla conferma della sua provenienza costaricana e quindi dell’eziologia del contagio etc: tutte le tappe fondamentali , sia in termini di ricerca che di divulgazione e di supporto per le decisioni assunte a livello nazionale che di UE, nonché la gestione di bandi dell’UE –compresi i due di Horizon 2020- hanno avuto un unico o primo attore: Il dipartimento dell’Univ. di Bari e il CNR, in sintonia con IASM, Centro Basile e Servizio fitosanitario.
La gestione di una fitopatia inedita, complessa, rompicapo, devastante, senza rimedi efficaci, etc. avrebbe dovuto vedere una pluralità di attori protagonisti, in autonomia di ricerca e impegnati in un approccio plurimo e pluridirezionale: non per sfiducia pregiudiziale nei confronti del pool di Bari, ma a garanzia della più ampia e verificata attendibilità e convalidazione scientifica del loro operare.
Ciò finalizzato soprattutto a garanzia di una ricerca che, pluridirezionale, plurima e sistemica, rispondesse ai numerosi interrogativi, dubbi e anche legittime preoccupazioni o sospetti rispetto ad una gestione accentrata; questa , anche se giustificata sul piano fitosanitario, non è accettata né compresa , ancor più da parte di una collettività sgomenta, impotente senza prospettive, chiamata a impegni onerosi con diktat , non sempre pienamente giustificati dalle ricerche e pubblicazioni in merito. La comunità salentina ha il diritto ad avere diagnosi plurime, che confermino o meno le cause e la strategia relativa alla catastrofe del suo territorio
L’accentramento è in genere accompagnato da una prassi auto-verificazionista: mentre la complessità e criticità della fitopatia avrebbe esigito un processo pluralista all’insegna di approcci falsificazionisti, legittimato da alcuni contrasti interpretativi dei risultati dei test anche da parte di alcuni studiosi ed esperti!
Non è un aprioristica sfiducia e delegittimazione dell’operato del pool di Bari; ma la denuncia della mancata gestione complessa sul piano di protagonisti, protocolli, indagini, direzioni, etc; essa avrebbe dato maggiore condivisione alle indagini del pool, sgombrato il campo da opacità e imposizioni oggetto di denuncia, da ambiguità e da dubbi, legittimi e ancor più doverosi nel rivendicare esaustività e complessità di approccio. Ovviamente anche al fine di promuovere strategie di contrasto della fitopatia frutto di indagini condivise, quindi potenzialmente più efficaci.
Giovanni Seclì
Lecce 15 maggio 2015
1 Comment
Quale è lo scopo della ri-pubblicazione due anni dopo (dal 2015 al 2017, stessa data di maggio?).
La conclusione del 2015 chiude con:
“Non è un aprioristica sfiducia e delegittimazione dell’operato del pool di Bari; ma la denuncia della mancata gestione complessa sul piano di protagonisti, protocolli, indagini, direzioni, etc; essa avrebbe dato maggiore condivisione alle indagini del pool, sgombrato il campo da opacità e imposizioni oggetto di denuncia, da ambiguità e da dubbi, legittimi e ancor più doverosi nel rivendicare esaustività e complessità di approccio. Ovviamente anche al fine di promuovere strategie di contrasto della fitopatia frutto di indagini condivise, quindi potenzialmente più efficaci.”
QUELLO che accompagna l’edizione odierna della Redazione, apre con:
“Codiro, si indaghi sui funghi. L’esposto del Forum ambiente e salute.
Tra i più attenti “portatori d’interessi” nel panorama dell’associazionismo ambientale salentino, il Forum Ambiente e salute, presieduto da Giovanni Seclì, descrive in un esposto le contrastanti evidenze scientifiche sul disseccamento degli ulivi. Per il Forum – e per diversi ricercatori – i sintomi della malattia degli ulivi ricordano tanto la “brusca”, tipica sintomatologia degli alberi del tacco d’Italia e già nota nei secoli passati. Il Forum ambiente e salute non manca di sottolineare come la ricerca, finanziata dai fondi europei Horizon2020, sia di fatto concentrata nelle mani degli istituti di ricerca che, fin dall’inizio, hanno dichiarato l’emergenza attribuendo il disseccamento alla xylella. Pubblichiamo il documento inviato in Procura.”
Nel corso dei due anni la sperimentaziome e la ricerca hanno confermato che Xilella e ulivi sono in stretta fase periodica di relazione complessa cui si è data rilevanza statistica di contaminazione stagionale (maggio-ottobre) su cui sono state edite una successione di correlazioni non solo di qualità ma anche di quantità, correlabile con la risposta all’infezione attraverso la confluenza conla vitalità della ciccadella individuata. La ricerca Cornara et al 2016 in file dal 29.04.17 (Transmission of Xylella fastidiosa by naturally infected Philaenus spumarius (Hemiptera, Aphrophoridae) to different host plants –
D. Cornara1, V. Cavalieri2, C. Dongiovanni3, G. Altamura2, F. Palmisano3, D. Bosco4, F. Porcelli1,
R. P. P. Almeida5 & M. Saponari2
1 DiSSPA-UNIBA Aldo Moro, Sez. Entomologia e Zoologia, Bari, Italy
2 CNR Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Sede di Bari, Bari, Italy
3 Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura ‘Basile-Caramia’, Locorotondo, Bari, Italy
4 DISAFA – Entomologia, Universita degli Studi di Torino, Grugliasco, Torino, Italy
5 ESPM, University of California Berkeley, Berkeley, CA, USA)
nell’abstract di apertura sottolinea:
“In 2015, estimates of insect X. fastidiosa infectivity were obtained; the number of PCR-positive P. spumarius on each plant was positively correlated with the plant infection status. The proportion of P. spumarius infected with X. fastidiosa ranged from 25% to 71% during the entire survey period.
The number of X. fastidiosa cells detected in P. spumarius heads ranged from 3.5×10 to 4.0×100 (CFU equivalents), which is lower than that reported for leafhopper vectors in the Americas. These data show that field-collected P. spumarius have high rates of X. fastidiosa infection and are competent vectors.
P.S – Supporting Information
Additional Supporting Information may be found in the online version of this article:
Fig. S1 Experimental plants used for the transmission tests.
Fig. S2 Proportion (%) of insects surviving the 7- day inoculation access period (IAP) on the different
recipient plant species
Table S1. Transmission experiments 2014. For each species/cultivar and date, the number of infected out
of tested plants, are reported.
Table S2. PCR detection of Xylella fastidiosa in test plants and insects from transmission tests performed
in 2015.
Grazie al contributo fondamentale di Università di BARI e CNR, l’acquisizione di conoscenza ha dimostrato la validità dell’urgenza dell’intervento di precauzione e della necessità di non perdere ulteriore spazio al proseguimento delle contaminazioni infettanti con la necessaria urgenza. Questa scelta operativa di circoscrizione del territorio non ostacola la prosecuzione di ulteriori approfondimenti di ricerche innovative mirate a colmare le osservazioni derivativi da approfondimenti di resistenze specifiche di cultivar resistenti all’attacco micidiale ad un territorio di riconosciuto elevatissimo valore economico oltre che paesaggistico e storico.
AgoraAmbrosiana