di Marilù Mastrogiovanni
Gli ulivi risultati positivi a xylella fastidiosa vanno sradicati. L’ha imposto la Regione Puglia nel 2013, il Ministero dell’Agricoltura, la Ue, poi di nuovo la Regione, che lo ha scritto più volte, in diversi atti, infine lo ha confermato con la legge regionale del 29 marzo 2017.
E poi vanno sradicati tutti quelli intorno, in un raggio di 100 metri, cioè nell’area circostante di tre ettari. Ma non quelli della zona infetta. Quelli, prima si decise di sradicarli tutti, poi dopo i presidi dei cittadini, i ricorsi al Tar e il sequestro della procura di Lecce, s’è deciso che vanno solo potati perché, trovandosi nella zona dichiarata infetta, sono dati per morti.
Ma la zona infetta cambia in continuazione confini, e gli agricoltori non ci stanno dietro. Prima, nel 2013, la zona infetta coincideva con l’intera provincia di Lecce: unico batterio al mondo, la xylella, che rispetti i confini amministrativi delle province. Poi la zona infetta s’è estesa, fino a comprendere parte delle province di Brindisi e Taranto.
Regna una gran confusione, dopo tre anni e mezzo dalla prima rilevazione ufficiale del batterio: sono pochi a sapere se i loro alberi si trovano nella Puglia data per morta o nella Puglia che deve morire per non far morire “quelli più a nord”. Ancor meno quelli che sanno che cosa fare, come curarli, quando si presentano i primi disseccamenti che, in base alle analisi della procura, e agli stessi monitoraggi della Regione, solo in minima parte sono correlati alla presenza del batterio.
Gli alberi secolari e millenari devono morire come gli altri. Ma non se sono inseriti nell’elenco speciale che certifica che siano effettivamente secolari e millenari. Se sono nell’elenco, sono salvi. Se non sono nell’elenco sono morti.
Ma chi fa l’elenco? Spetta alla Regione Puglia, che nel 2011 ha dato incarico al Corpo forestale, che ha rilevato 300.056 ulivi. Su richiesta di diverse amministrazioni comunali, l’elenco è stato integrato con altri alberi, e al 31 dicembre 2015 risultano iscritti 316.759 ulivi.
Sono 316.759 ulivi iscritti, ma questo non significa che siano solo questi gli ulivi monumentali sulla totalità del 60 milioni di ulivi pugliesi.
Infatti il censimento, stabilito da una legge regionale di 10 anni fa, si basava su una “autodenuncia” dei proprietari degli alberi, dei Comuni, delle associazioni e di chiunque ritenesse che quel dato albero dovesse essere incluso nell’apposito albo. Ma quegli alberi, una volta inseriti nell’albo speciale del censimento – così stabiliva la legge – sarebbero stati sottoposti a vincolo paesaggistico, dunque molti proprietari e Comuni se ne sono guardati bene dal segnalarli, perché la presenza di ulivi monumentali avrebbe ristretto lo spazio di manovra per progetti e costruzioni.
Dunque il censimento c’è ma non fotografa la realtà, perché in quel caso a Regione aveva dato ai cittadini gli occhiali giusti (cioè la legge) per inquadrarla meglio, la realtà, ma i cittadini non li hanno voluti indossare. Gli alberi monumentali, perché siano definiti tali, devono avere un diametro minimo di 100 cm, ma anche meno, se hanno forma “spiralata” e altre particolari caratteristiche che dimostrino la loro età plurisecolare. Cioè parliamo di quasi tutti gli alberi, altro che 300mila.
Ora la Regione, con un’altra legge approvata il 29 marzo scorso ha imposto ai Comuni di comunicare la presenza di ulivi monumentali, che devono essere censiti a spese loro; se non lo faranno, sarà la Regione a concludere il censimento, accollando poi le spese ai Comuni.
Perché è necessario avere la mappa precisa della presenza di ulivi secolari e millenari? Perché altrimenti potrebbe accadere quello che sta già accadendo a Oria, dove alcuni proprietari di alberi secolari e millenari non censiti si sono visti notificare l’obbligo di espianto, pena multe fino a 2.500 euro. Potranno sempre impugnare le ordinanze di abbattimento, che non avrebbero ricevuto se invece di ignorare la legge del 2007 sugli ulivi monumentali l’avessero rispettata.
In ogni caso, scadrà il 15 maggio prossimo il termine ultimo imposto ai Comuni per comunicare alla Regione la presenza di ulivi monumentali nel proprio territorio. Infatti, secondo la legge regionale del 29 marzo scorso, “la Regione invierà entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge (il 30 marzo, ndr), un’apposita richiesta a tutti i Comuni della Regione contenente l’invito a segnalare l’elenco di tutti gli ulivi monumentali presenti sul territorio comunale. I comuni sono tenuti a dare risposta entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito. In caso di mancata risposta o di risposta incompleta, la Regione provvederà in via sostitutiva al rilevamento degli ulivi monumentali presenti sul territorio del comune inottemperante, addebitando al comune stesso le spese sostenute”.
La stessa legge dà mandato alla Giunta regionale di proporre la costituzione di “Arxia”, l’Agenzia regionale voluta da Michele Emiliano che si occuperà del monitoraggio della xylella, ma anche di ittica, fondi comunitari, e promozione della ricerca. Non si capisce, perché non è specificato, con quali fondi si manterrà l’Arxia e quanto costerà alle tasche dei cittadini, ma è scritto chiaramente che i rimborsi delle spese sostenute dagli agricoltori per ottemperare alle imposizioni fissate dalla stessa legge, per contrastare il batterio xylella, saranno valutati da Arxia e saranno “eventuali”. Niente di certo: solo “eventuali rimborsi” a fronte di spese certe. Ed efficacia delle misure di contenimento del batterio tutt’altro che certa.
Inoltre, considerando che la stessa legge non stanzia fondi per il censimento degli ulivi monumentali, c’è da aspettarsi ancora una volta una guerra a carte bollate tra cittadini e Regione. Cioè tra Stato e Stato.
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