Il maestoso ulivo denominato "la Regina" ha un'età presunta di 2000 anni. Si trova tra i Comuni di Vernole e Strudà, in provincia di Lecce
Il maestoso ulivo denominato “la Regina” ha un’età presunta di 2000 anni. Si trova tra i Comuni di Vernole e Strudà, in provincia di Lecce
Cambia la legge regionale sul contrasto alla xylella e decade il ricorso dinanzi alla Corte europea, sostenuto anche da Xylella report, di associazioni, artisti e cittadini. Il paradossale epilogo di una lotta agli eradicamenti degli ulivi fatta a suon di carte bollate
di Giorgio Doveri*
Mentre la scienza e i giornali danno ancora colpa al batterio xylella fastidiosa, senza tener conto di tutte le carte in regola che l’ambiente pugliese ha per causare il disseccamento di alcuni olivi su 60 milioni, domani ci sarà l’udienza del ricorso che abbiamo fatto a fine 2015 che doveva arrivare in Corte Europea: ma noi non ci saremo. Ecco perché.
Era la fine del 2015 quando riuscimmo a mettere su un ricorso che sarebbe giunto al TAR Lazio e alla Corte di Giustizia Europea:
https://ilmanifesto.it/la-grande-coalizione-per-salvare-gl…/
Fu sottoscritto dal WWF nazionale, un colpaccio! Ma anche da privati e associazioni. Riuscimmo a raccogliere circa 3000€, con l’aiuto di artisti (Officina Zoè , Enza Pagliara ed altri che hanno preferito non rivelarsi), locali (Il Barroccio), Xylella Report (attraverso le vendite dell’omonimo libro d’inchiesta), Associazioni (Forum Terzo settore, Coordinamento per la difesa del Patrimonio Culturale contro le devastazioni ambientali) e privati (Francesco Palermo di Torchiarolo), e grazie anche alla raccolta spontanea di fondi col comitato di Torchiarolo ma anche da Parigi.
La Prof.ssa Gabriella De Giorgi, Docente di Diritto Amministrativo all’Università di Lecce ha accettato di seguire la pratica gratuitamente, grazie.
La coscienza di chi ha organizzato tutto questo si arricchì di preziose informazioni sul campo da parte di scienziati (Prof. Luigi de Bellis, Prof. Perrino, Prof. Xyloiannis impegnati da una vita in questo settore), da parte di giuristi (Prof. Massimo Monteduro e tutto il team del LAIR), da parte di veri conoscitori della terra (Ivano Gioffreda e tanti contadini esperti, chi meglio di loro?), per contrastare l’altra coscienza di chi abita nei laboratori di Bari, di chi è ancora sotto indagine, di chi abita negli uffici europei a 2500 km dagli Ulivi e di chi preferisce gli standard globali alle peculiarità territoriali.
Si capì quindi perfettamente che il disseccamento di questi alberi era causato dall’assenza di sostanza nutritiva nei terreni, dall’assenza di acqua nei terreni, dall’inquinamento atmosferico, dall’inquinamento chimico del trattamento diserbante, dalle mancate buone pratiche e anche da qualche fungo; ma non la Xylella: concetti facilmente comprensibili da tutta la popolazione, forviata però da un’informazione faziosa.
Tutti questi fattori sono il famoso (ex famoso) Co.di.ro (Complesso del disseccamento rapido dell’Olivo) e questi fattori favoriscono l’annidamento di batteri e funghi negli alberi: un po’ come il non lavarsi i denti e mangiare cioccolata favorisce i batteri della carie: qual’è la causa della carie? Il batterio?
Ma per i laboratori di Bari l’unico colpevole era ed è il batterio Xylella. Quindi, grazie ai media, abbiamo convertito “guarda quanti olivi secchi” in “guarda la Xylella”, anche se in molti alberi secchi, della Xylella neanche traccia. A proposito: un albero secco non è un albero morto.
Bene, il ricorso era mirato sull’aggredire la decisione di estirpare, oltre alla pianta infetta, anche tutte quelle nel raggio dei 100m. Un provvedimento assurdo, basato su assurdità:
il vettore sputacchina, non comprovato vettore del batterio sugli ulivi secolari, può volare fino a 100m, quindi tagliamo tutto nel raggio di 100m; se poi per colpa di una folata di vento è volato a 200m, tra un anno taglieremo tutto anche là, e così via fino al Gargano. Ridicolo.
Il ricorso “aggrediva” il piano Silletti, vi ricordate Silletti? Era il grande commissario straordinario.
Nel frattempo gli scienziati che partorivano studi ed esperimenti che incriminavano sempre e solo il batterio Xylella sono stati indagati dalla procura di Lecce, ma nonostante ciò sono sempre loro a dare le indicazioni per i regolamenti da adottare e per i pareri scientifici dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), sulla cui base si scrivono leggi e delibere. Il piano Silletti è stato abbandonato. Poi, prima che il nostro ricorso venisse discusso, è stata tolta la regola dei 100 metri. (Perché? Così drastica da poter essere poi ritirata senza spiegazioni?) Comunque bene così, all’apparenza; infatti abbiamo pensato:
“Come sempre la politica-giuridica ha anticipato le buone mosse popolari: hanno tolto la regola dei 100m prima che la sua assurdità raggiungesse livelli europei”.
Ma, ahimè, così non è: perché nel 29 marzo 2017 è uscita la nuova legge che reintroduce l’obbligo di estirpare oltre alla pianta infetta (viva, vegeta, verde, produttiva, mastodontica e curabile, ma “infetta”) anche tutte quelle nel raggio dei 100m: circa 300 alberi di ulivo per ogni olivo risultato minimamente infetto dalla Xylella, un batterio che forse è già in quell’albero da 50 anni e si fa gli affari suoi: perché quando dicono infetta ci fanno credere che il batterio sia arrivato in epidemia e non si sa se c’era già da una vita, questo la scienza non può verificarlo ahimè.
Bene, il nostro ricorso non era verso questa nuova legge ma verso il vecchio piano Silletti, quindi non vale più un fico secco: regole della Giurisdizione Amministrativa. Non è più valido, non abbiamo modo e risorse di ricominciare questa battaglia e non sapremo mai cosa ne pensano i giudici.
Il ricorso non vale più, ma tutto quello che lo circonda resta e ha arricchito le coscienze di tanta gente, questo è il vero successo.
La cosiddetta fascia cuscinetto si è spostata a nord, nuovi paesi, nuovi popoli e movimenti: auguriamo che anche li la coscienza popolare si muova nel giusto modo.
L’olio del Salento, se fatto bene, è eccezionale. Gli oliveti sono un po’ malandati ma per colpa dell’uomo, non del batterio. Che tutto questo serva a far riscoprire l’amore verso quest’oro:
“Poppiti ca autru nu siti teniti l’oru e mancu lu sapiti!” (Stupidi che siete, avete l’oro e non lo sapete)
Fate l’olio extra vergine, seguite le giuste pratiche, potate, ripopolate gli oliveti di piccoli animali e concimi biologici, invitate giovani a cogliere le olive dagli alberi, ospitandoli e regalandogliene un po’. Come la vendemmia dell’uva in Francia o la raccolta delle mele in Val di non. Saranno felicissimi. Sarà un tormentone. Rivendetelo a prezzi alti! Vedrete che di olivi non se ne seccheranno mai.
*Dottore in chimica e tecnologie farmaceutiche, musicista, non ambientalista, che ha studiato molto bene la questione e con piacere ne discute con chiunque.