Inascoltata la Task Force voluta da Michele Emiliano, gravi carenze nel metodo di monitoraggio e analisi del fenomeno del CoDiRo, aumento della burocrazia senza arrivare al cuore del problema: la sindrome da disseccamento rapido dell’ulivo oggetto del disegno di legge (DDLR n. 147 del 04/08/2016) ora al vaglio del Consiglio regionale della Puglia.
L’analisi di Pietro Perrino, componente della Task Force sulla xylella (Dirigente di Ricerca CNR, già direttore dell’Istituto del Germoplasma del CNR di Bari) è dura e puntuale.
Articolo dopo articolo, comma dopo comma, Perrino smonta il disegno di legge al vaglio del Consiglio regionale, chiedendo che venga considerata la proposta a partire dalla definizione delle aree delimitate e nel merito.
Per poter apprezzare al meglio queste osservazioni e riflessioni, si suggerisce di leggere preliminarmente l’articolo del Disegno di Legge (CLICCA QUI PER SCARICARE IL documento della Regione Puglia_ddl-147_2016_xylella) al quale le valutazioni del prof. Perrino fanno riferimento.
Gestione della batteriosi da Xylella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia. Osservazioni e Riflessioni sul Disegno di Legge, articolo per articolo. A cura Pietro Perrino:
Il Disegno di Legge (DDL) dovrebbe essere incentrato sul CoDiRO e non sulla batteriosi, per il semplice motivo che la patologia in questione non è una batteriosi, ma il disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO). Pertanto il titolo dovrebbe essere Gestione del CoDiRO e non della Xylella.
Articolo 1 – Finalità
Non è l’organismo nocivo (Xylella fastidiosa) il nemico, ma una patologia più complessa, chiamata appunto Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO) ed in particolare i fattori ambientali. Batterio e patologia sono conseguenze della vulnerabilità delle piante e non le cause.
Articolo 2 – Rilevamento o presenza sospetta dell’organismo specificato
Gli autori del DDL chiedono con toni forti il coinvolgimento della popolazione nel denunciare la presenza del batterio, ma non nelle strategie e decisioni per combatterlo o controllarlo. Ciò dimostra il baratro che è stato creato tra governo e governati, tra ricercatori e volgo, tra scienza e natura.
Articolo 3 – Definizione della zona delimitata
Comma 2, lettera a). Non è chiaro. La zona infetta va definita meglio da un punto di vista geografico.
La zona infetta è un’area discontinua che unisce luoghi con piante infette e non infette, ma che possono essere contagiate. Nel qual caso non si può parlare di zona, ma di più zone.
Articolo 4 – Ispezioni e monitoraggio sul territorio regionale relative all’organismo specificato
L’organismo specificato è il batterio. Non sono le piante ad essere suscettibili, ma le aree o i luoghi o gli uliveti o gli ecosistemi. Pertanto, quello che bisogna fare è monitorare le condizioni ambientali. In altre parole, il CoDiRO è un indicatore delle condizioni ambientali del territorio interessato. La patologia non c’è dove le condizioni ambientali sono sfavorevoli allo sviluppo dei patogeni e quindi della Xylella. Ciò è confermato dal fatto che la varietà Leccino, ritenuta dai ricercatori tollerante, in pratica si osserva che in alcuni luoghi è più tollerante della varietà Ogliarola, ma in altri luoghi sembra essere ugualmente vulnerabile.
Comma 2. Bisogna acquisire soprattutto gli elementi che fanno capire perché le piante si ammalano di CoDiRO.
Comma 3. Le indagini dovrebbero essere condotte insieme al proprietario o al conduttore dell’uliveto, perché molto spesso la gente che vive con le piante e con il territorio è a conoscenza di elementi che non sono registrati da alcun ente e che nemmeno gli esperti conoscono.
Comma 4. Il monitoraggio dovrebbe includere anche aree campione fuori dal Salento e fuori dalla Puglia. Ciò per essere certi che il batterio sia presente solo nel Salento. Sono in molti, ivi compresi alcuni scienziati illustri, a ritenere che il batterio è presente anche fuori dalla Puglia.
Comma 6. Una volta trovato il batterio nei vettori di un’area, prima di procedere al campionamento di tutte le piante bisogna valutare se da un punto di vista ambientale la zona è suscettibile al CoDiRO. Campionare serve solo a sapere se c’è o no il vettore o se c’è o no il batterio, ma non serve a guarire le piante o a prevenire il CoDiRO.
Articolo 5 – Misure di eradicazione
Quanto riportato in quest’articolo dimostra che non è cambiato nulla rispetto alle precedenti misure. Prima di applicare l’art. 5 e i suoi sei commi, bisogna capire se il territorio è vulnerabile al CoDiRO. Pertanto, le misure devono riguardare il risanamento dell’ambiente ed assegnare a questo la prima priorità. Abbattere le piante d’ulivo infette, con o senza sintomi, è una follia. Le piante possono essere curate e guarite.
Articolo 6 – Misure di contenimento
Valgono le stesse osservazioni fatte per l’articolo 5.
Articolo 7 – Ulteriori disposizioni per il contenimento e l’eradicazione del batterio
Comma 3. Il divieto ad usufruire di finanziamenti senza alcuna spiegazione non ha mai prodotto nulla di buono e comunque non è efficace, anche perché ha l’effetto di non educare, ma di indispettire gli agricoltori. Bisognerebbe capire perché non si ottempera alle prescrizioni. Ci saranno dei motivi che bisogna capire prima di punire gli agricoltori. La Task Force ha più volte suggerito di applicare le norme, se giuste, con l’aiuto di tecnici locali seri e onesti. Ciò anche perché spesso le norme o le prescrizioni sono scritte in maniera incomprensibile.
Articolo 8 – Tutela del patrimonio paesaggistico e ripristino dell’equilibrio economico nelle zone infette
Comma 1. ripristinare il potenziale economico non significa ripristinare il paesaggio. Il comma è subdolo. È fumo negli occhi.
Comma 4. La suscettibilità o resistenza/tolleranza alla patologia dipende sempre da fattori ambientali. La sostituzione di varietà suscettibili con varietà resistenti/tolleranti è una follia, in quanto si porta il paesaggio verso la monocoltura e peggio ancora verso un’unica varietà. La riduzione di biodiversità negli uliveti è sinonimo di vulnerabilità alle patologie. Non è una teoria, ma si tratta di conoscenze acquisite con la sperimentazione di numerosi gruppi di ricerca internazionali. D’altro canto, la lezione che abbiamo o avremmo dovuto imparare attraverso la Rivoluzione Verde, iniziata negli anni Quaranta, ci dice di non puntare sulla monocoltura e unica varietà. A parte ciò, la sostituzione, su vasta scala, di varietà suscettibili con varietà resistenti/tolleranti, puzza di eugenetica e/o di nazismo.
Comma 5. Prima bisogna eliminare le cause della patologia e poi disegnare il futuro del territorio. Sostituire gli uliveti con altre coltivazioni arboree, senza eliminare i fattori che hanno impedito alle piante d’ulivo di prosperare non è una buona idea. Il principio deve essere quello di eliminare le cause del problema. E la causa non è la pianta d’ulivo.
Comma 6. E qui che si voleva arrivare: sostituire l’ulivo con la vite. Si tratta di una scelta dettata da motivi economici e non ambientali e paesaggistici. L’economia è importante, ma solo per le imprese, non per la popolazione. Un arricchimento delle imprese non significa un arricchimento di tutta la popolazione. Anzi, l’esperienza suggerisce il contrario. Nelle scelte, deve avere priorità l’ambiente e la salute e dopo l’economia, soprattutto quando l’economia è nelle mani di pochi. I danni arrecati da pochi li paghiamo tutti, mentre le entrate economiche sono per pochi.
Comma 7. Rispetto delle risorse naturali ed economia circolare. E’ il comma più sensato che abbia letto finora. Peccato che fa a pugni con la parte restante del DDL.
Comma 8. L’isolamento delle piante monumentali dal contesto territoriale è teoria, per cui la deroga per le sole piante monumentali è pura fantasia. Gli alberi monumentali e tutte le piante d’ulivo con il CoDiRO possono essere curate o guarite. Non è una teoria è un percorso già tracciato. Bisognerebbe indagare sui motivi perché alcuni alberi monumentali sono morti.
Comma 9. È stato già detto che l’innesto generalizzato con varietà tolleranti su varietà suscettibili è una follia. L’alternativa più savia è ripristinare buone pratiche agronomiche e risanare l’ambiente.
Comma 10. C’è da ribadire che l’isolamento di piante monumentali in deroga alla norma dell’abbattimento non serve. Se si ripristinano le buone pratiche agronomiche vettori e batterio saranno ostacolati da piante ed ecosistemi che riusciranno a sviluppare meccanismi di difesa tali da tenere sotto controllo i patogeni, inclusa la Xylella.
Articolo 9 – Ricerca scientifica
In quest’articolo, l’enfasi maggiore è sempre sul batterio. Lo sviluppo del batterio è la conseguenza di un ambiente inquinato e di un suolo sterile. Pertanto, la maggiore enfasi deve essere posta sul miglioramento dell’ambiente se si vuole limitare lo sviluppo dei patogeni, inclusa la Xylella.
Articolo 10 – Spostamento delle piante specificate all’interno della regione Puglia
Cosa sono le “piante specificate”? Sono le piante potenzialmente ospiti. Ma a tal proposito si legga cosa scrive l’Università del Salento: “Mentre appare ovvio il significato di “pianta ospite”, non altrettanto chiaro è il significato di “pianta specificata”, così come enunciato nella decisione 2015/789 del 18.05. Alcune, come il genere Quercus, sono misteriosamente “migrate” dall’elenco delle piante ospiti a quello delle “piante specificate”. E’ stato svolto su queste “piante specificate” uno studio sufficientemente significativo che ne individui un impatto negativo? Ha senso bloccarne il movimento all’interno di un’area già contaminata? Si tenga conto che si tratta di un pezzo importante del comparto vivaistico salentino, ma soprattutto di un pezzo rilevantissimo del paesaggio e della biodiversità naturale ed agraria del Salento, che rischia di scomparire insieme agli oliveti.
L’Articolo 1 della decisione UE 2015/789 del 18 maggio 2015 Definisce: “Piante specificate”: tutti i vegetali destinati alla piantagione, ad eccezione delle sementi, appartenenti ai generi o alle specie elencate nell’allegato I della decisione stessa. A causa della notevole incertezza relativa alla gamma delle piante ospiti suscettibili al ceppo pugliese (11 specie e 2 generi attualmente disciplinati), le misure d’emergenza dell’UE stabiliscono requisiti rigorosi per il movimento nelle e fuori dalle aree colpite per quanto concerne un lungo elenco di “piante specificate” consistenti di 160 specie e 27 generi di piante per piantagione, eccettuate le sementi, compresi la vite e le piante di agrumi. Tali piante sono infettabili da uno o più ceppi di Xylella fastidiosa e per tale motivo sono precauzionalmente considerate pianti ospiti anche del ceppo pugliese del batterio. Sulle piante “specificate” non esistono studi sufficienti a stabilire una comprovata suscettibilità al batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRO.
In base al principio di precauzione, ha senso bloccare la loro movimentazione fino a quando non esisteranno delle evidenze certe che il batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRO non è in grado di utilizzare tali piante in alcuna fase del suo ciclo vitale ma certamente la Regione Puglia dovrebbe commissionare una ricerca specifica in modo da far uscire al più presto da tale lista le specie allevate nei nostri vivai. “Gli autori del DDL sono ligi alla decisione della Commissione e della Corte di giustizia europea (vedi sentenza del 9 giugno 2016). Quanto suggerito dalla maggior parte dei componenti della Task Force sulla Xylella è stato finora ignorato.
Articolo 11 – Agenzia Regionale per l’innovazione in Agricoltura (ARIA)
La creazione di un’agenzia come ARIA significa assumere altro personale? Se è così si rischia di aumentare la burocrazia ed il personale dipendente della Regione Puglia. La Task Force sulla Xylella ha suggerito la creazione di un Comitato multidisciplinare per assegnare fondi alla ricerca, valutare i progetti di ricerca ed i piani di gestione. Ovviamente, nel Comitato ci dovrebbero essere soggetti senza conflitti d’interessi.
Conclusioni
Il DDL è solo un punto di partenza? Se è così può essere perfezionato e soprattutto di essere integrato con i suggerimenti forniti dalla Task Force sulla Xylella (TF), voluta da Michele Emiliano (Presidente della Regione Puglia), nel corso delle quattro riunioni, coordinate e moderate dallo stesso Emiliano e da Gianluca Nardone (Direttore del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Tutela dell’Ambiente). La maggior parte dei suggerimenti della TF riguarda il ripristino di buone pratiche agronomiche e il risanamento degli ecosistemi, basate sulla constatazione che le vere cause del CoDiRO sono di ordine ambientale, quelle che rendono le piante vulnerabili ai patogeni. La Xylella fastidiosa si è diffusa di più dove i fattori ambientali hanno indebolito le piante d’ulivo o di altri ospiti del patogeno. L’attuale DDL, n. 147, del 4 agosto 2016, dà molta importanza al batterio e non all’ecosistema. Risanando gli ecosistemi le piante d’ulivo aumentano le loro capacità di difendersi dai patogeni ed altre avversità. Le piante d’ulivo passerebbero da fonte di inoculo a veri e propri cimiteri del batterio. Speriamo che i suggerimenti della maggior parte dei componenti della TF non restino inascoltati, anche perché l’occasione è propizia per migliorare le condizioni ambientali e di salute dell’uomo e degli animali della Puglia.
La TF ha evidenziato, più volte, l’importanza della conservazione della biodiversità della Regione. Obiettivo che si può raggiungere pagando (non incentivando) gli agricoltori affinché possano garantire una migliore gestione degli uliveti, che non producono solo olive ed olio, ma che regalano un clima migliore a tutta la popolazione, inclusa quella che non possiede ulivi. Per questi motivi, gli agricoltori vanno premiati e non puniti o sanzionati.
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La politica dorme, la xylella avanza La task force regionale и paralizzata – CorrieredelMezzogiorno. L organismo non si riunisce da giugno mentre la norma langue ancora in Commissione Preoccupante la scoperta di un focolaio del batterio a Rosa Marina.