Sradicamento ulivi, avanti tutta.
Nel giro di 8 giorni, dal 30 marzo all’8 aprile pare essersi rafforzato il collegamento Bari-Bruxelles, nel convincimento che l’unica soluzione possibile per contrastare il presunto avanzamento del batterio della xylella fastidiosa verso il nord dell’Italia, e quindi dell’Europa, sia lo sradicamento delle piante. Infette e no.
Unico argine alla devastazione ambientale che si profila all’orizzonte, il decreto di sequestro della Procura di Lecce. Cerchiamo perciò di capire gli ultimi sviluppi della vicenda.
Il 29 marzo scorso un gruppo di 18 ricercatori di alcuni enti di ricerca pubblici pugliesi, ha pubblicato il resoconto di una ricerca commissionata e finanziata da EFSA. E’ un “contributo scientifico esterno”.
Il 31 marzo, dopo appena due giorni dalla pubblicazione del “rapporto scientifico esterno” commissionato da Efsa, la stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare lo fa proprio, pubblicando il suo “parere scientifico”, questa volta interno, cioè elaborato dal gruppo di studiosi dell’Efsa. E lo fa, rispondendo ad una serie di quesiti posti all’Efsa dalla Commissione europea.
QUESTI GLI ESPERTI DI EFSA: Claude Bragard, David Caffier, Thierry Candresse, Elisavet Chatzivassiliou, Katharina Dehnen-Schmutz, Gianni Gilioli, Jean-Claude Grégoire, Josep Anton Jaques Miret, Michael Jeger, Alan MacLeod, Maria Navajas Navarro, Bjoern Niere, Stephen Parnell, Roel Potting, Trond Rafoss, Vittorio Rossi, Gregor Urek, Ariena Van Bruggen, Wopke Van Der Werf, Jonathan West and Stephan Winter.
La Commissione europea infatti, tirata in causa dai numerosi rinvii alla Corte di giustizia europea da parte del Tar del Lazio, su ricorsi di agricoltori, associazioni e Comuni del Salento, ha chiesto a Efsa un parere scientifico, ponendo sei domande tecniche.
Ma gli esperti di Efsa rispondono a 4 domande su sei.
Non rispondono alla domanda n.1 e n.5. Le domande che rimangono senza risposta sono quelle più delicate sia per l’evolversi delle indagini della Procura sia per l’identificazione delle migliori strategie di contrasto del batterio e di cura delle piante.
La Commissione europea vuole sapere se la popolazione di xylella è “eterogenea” o no, cioè se nella zona infetta sono presenti un solo tipo di xylella o più di uno.
Chiede anche di contattare gli scienziati Mario Scortichini, Antonia Carlucci e Francesco Lops per conoscere maggiori dettagli sulle loro ricerche relative alle cure per salvare gli ulivi.
Ma, come detto, queste due domande rimangono senza risposta.
Da ambienti scientifici autorevoli abbiamo appreso che Efsa si sarebbe rivolta ad un altro panel di scienziati e che a breve dovrebbe arrivare un nuovo parere, relativo alle domande n.1 e n.5.
Le altre quattro domande pose dalla Commissione europea riguardano:
n.2: quali fattori causano i sintomi del codiro?
n.3: quali sono le cause del disseccamento?
n.4 la rimozione delle piante è uno strumento di contrasto
n.6: quali sono gli effetti dell’uso dei pesticidi su larga scala come strumento di contrasto del vettore (sputacchina)?
Le risposte sono inequivocabili: i fattori che causano il “Codiro”, cioè i sintomi del disseccamento sono diversi, ma non si possono dare risposte certe su quali siano perché mancano dati e studi portati avanti per un tempo lungo, necessario per giungere a conclusioni affidabili.
Le cause del disseccamento sono diverse, ma la xylella è la principale. Si afferma questo in base al rapporto della ricerca commissionata da Efsa al CNR di Bari.
La rimozione delle piante è uno strumento efficace perché riduce la fonte di inoculo (cioè il numero di alberi).
L’utilizzo dei pesticidi per uccidere la sputacchina può essere uno strumento efficace, ma non vi sono al momento dati che consentano di valutare se l’uso di pesticidi possa aggravare i sintomi del “Codiro” cioè aggravare lo stato di salute degli alberi.
Insomma: l’autorevole parere degli esperti di Efsa non aggiunge nulla a ciò che sapevamo, semplicemente perché la ricerca è andata sì avanti, ma non di molto.
L’unico passaggio significativo è la ratifica del rapporto della ricerca del CNR barese, quando afferma che la patogenicità di xylella sugli ulivi è provata. Un passaggio un po’ irrituale, dal momento che questo tipo di pareri prendono in considerazione solo le pubblicazioni scientifiche su riviste con “referaggio”.
L’8 aprile, dopo una settimana dalla pubblicazione del parere di Efsa, secondo cui lo sradicamento degli alberi è l’unico strumento per contrastare l’avanzamento del batterio, la Giunta della regione Puglia guidata da Michele Emiliano approva (delibera di giunta regionale n. 459 del 2016 VEDI QUI LE MISURE DI CONSTRASTO NEL DETTAGLIO) il nuovo “Piano” post commissario Silletti.
Ora che la gestione dell’emergenza è passata dal Governo nazionale a quello regionale infatti, è la Regione a dover decidere ogni azione.
E la Regione Puglia, sulla base delle consultazioni di un folto gruppo di esperti della Task force voluta da Michele Emiliano, ha deciso che lo sradicamento degli ulivi infetti, nei nuovi focolai, è obbligatorio. Gli interventi degli esperti però non sono a noi noti: all’ultima riunione della Task force è stato negato l’accesso al collaboratore e al fotografo del Tacco d’Italia e di Xylella report, sebbene accreditati, e ai numerosi solleciti per avere accesso agli atti e per avere le trascrizioni degli interventi, ci è stato risposto che non sono disponibili per un “problema tecnico”.
La Giunta Emiliano ha deciso che non saranno sradicati gli alberi monumentali, cioè quelli censiti e riconosciuti in base alla legge 14/2007, che però sono poca cosa rispetto alla popolazione di 60milioni di ulivi (per la maggior parte secolari) che caratterizza il paesaggio pugliese.
Insomma i monumentali non si sradicano i secolari, anche plurisecolari, sì.
Nei nuovi focolai saranno sradicati gli ulivi infetti e nei 3,5 ettari tutt’intorno, saranno sradicati alberi e piante potenzialmente sensibili a xylella, tranne gli ulivi.
Una certa cautela dunque c’è, sebbene sia passato il principio delle sradicamento degli alberi come unico mezzo di contrasto all’avanzare del batterio, come deciso fin dall’inizio. Da quell’ormai lontano 2013.
Ma la cautela dimostrata dalla Giunta deriva, come si afferma nella delibera, dal fatto che è in piedi il sequestro della Procura di Lecce.
Se cadesse, cadrebbero uno dietro l’altro tutti gli ulivi finora fatti salvi.
(Marilù Mastrogiovanni)
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[…] chi paga? Di sicuro i cocci sono nostri. La Corte, in sostanza, ritiene che, salvo nuove evidenze scientifiche delle quali la commissione è obbligata a tenere in considerazione… (compresa la parte del taglio nel raggio di 100 mt) deve ritenersi nel suo complesso legittima. […]