di Marilù Mastrogiovanni
Il batterio della xylella fastidiosa provoca il disseccamento degli ulivi. Lo dicono i ricercatori del CNR di Bari, che hanno svolto uno studio sperimentale finanziato da EFSA, che ha poi pubblicato i risultati della ricerca.
Non si tratta di una pubblicazione su una rivista scientifica, ma del rapporto di una ricerca finanziata da EFSA con 60mila euro.
Un vero e proprio corto circuito: EFSA, deputata a valutare lo stato della ricerca scientifica e i rischi per la salute connessi ad alcune scelte sulle piante e sul cibo, finanzia una ricerca che poi è chiamata prima o poi a inserire nelle sue decisioni. Il valutatore e il valutato coincidono, insomma.
Di questo cortocircuito ne avevamo già scritto (CLICCA QUI), quando abbiamo pubblicato i risultati della ricerca finanziata da EFSA sui modelli matematici, dove gli esperti inglesi stroncavano quanto fatto finora in Italia affermando che “nessun dato certo” fosse disponibile per elaborare i modelli richiesti.
Ora qualche dato in più c’è. Ma sono passati tre anni e tante decisioni prese dagli enti pubblici, in assenza di forti evidenze scientifiche.
I RISULTATI
Allo studio (CLICCA QUI) hanno partecipato anche tre dei ricercatori indagati dalla procura di Bari: Maria Saponari e Donato Boscia del CNR e Vito Savino del Basile Caramia. Un ennesimo cortocircuito (CLICCA QUI).
La ricerca, durata 15 mesi, ha previsto l’inoculo artificiale del batterio su vari cultivar di ulivo e su varie specie potenzialmente sensibili a xylella, e l’inoculo in campo attraverso il vettore infetto della sputacchina.
I campi sono stati selezionati nella zona “rossa” intorno a Gallipoli, grazie alla collaborazione di Aprol (Associazione produttori olivicoli p
rovincia di Lecce).
E’ stato inoculato su giovani arbusti d’ulivo il batterio xylella fastidiosa del tipo isolato dagli stessi ricercatori: il cosiddetto “ceppo 53”, altrimenti definito ceppo Co.di.ro.
Dopo appena sei mesi, anche in assenza di sintomi di disseccamento, dalle piante inoculate è stato possibile isolare il batterio.
La ricerca ha mostrato che la vite, il limone, la quercia ilex non sono sensibili a xylella e che alcune cultivar di ulivo, in particolare Coratina, Leccino e Frantoio, anche se non sono immuni a xylella, sono meno sensibili rispetto alla Cellina di Nardò.
IL FINANZIAMENTO
Nell’agosto del 2014 l’IPSP-CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante Unità Organizzativa di Supporto Bari (ex Istituto di Virologia Vegetale UOS BA – ex Istituto per la Protezione delle Piante UOS BA) – partecipa alla procedura negoziata dell’EFSA “Pilot project on Xylella fastidiosa to reduce risk assessment uncertainties” NP/EFSA/ALPHA/2014/07.
Con nota del 13 agosto 2014 l’EFSA comunica all’IPSP-CNR l’approvazione della proposta progettuale ed un finanziamento di complessivi 60mila euro
per una durata delle attività di 15 mesi. Il costo delle attività è così ripartito:
Totale: 60.000,00 euro
IPSP-CNR: 42.000,00 euro
Subcontractor (DiSSPA e CRSFA-Basile Caramìa): 18.000,00 euro
Come previsto dal contratto, l’EFSA ha erogato la prima trance del finanziamento (30% – 18.000,00 euro) dietro presentazione del primo report nel dicembre 2014.
Il secondo report è stato presentato nella metà del 2015, e l’ultimo nel dicembre 2015.
Lo studio è necessario della gamma degli ospiti e della patogenicità del batterio è un passaggio preliminare per l’elaborazione dell’altro studio sui modelli matematici, necessario per fissare criteri scientificamente provati cui appoggiare la strategia di contrasto all’avanzare di xylella fastidiosa.
Questo lo diceva EFSA nel 2014, quando, proprio in mancanza di tali studi (studio della gamma degli ospiti e studio dei modelli matematici), ne affidava la realizzazione all’ISP-CNR e al NERC, UK.
Nonostante la mancanza di tali studi, la strategia di contrasto ha puntato esclusivamente su sradicamento degli alberi e insetticidi.
Sulla ricerca del perché di tali scelte, fatte in mancanza di evidenze scientifiche, pure chieste dall’EFSA due anni fa, si continuano a concentrare gli sforzi della Procura di Lecce.
GLI AUTORI E GLI ENTI CHE FIRMANO LO STUDIO
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