di Marilù Mastrogiovanni
Finisce oggi ufficialmente l’emergenza xylella, con un nulla di fatto. Il 6 febbraio era la scadenza fissata per il periodo commissariale, che non poteva essere prorogato più di una volta.
Una farsa all’italiana: le “chiavi di casa” sono state riconsegnate alla Regione Puglia, che le aveva ben volentieri cedute al Commissario governativo, invocando l’emergenza perché la situazione era ritenuta grave e non più gestibile con i meccanismi dell’ordinaria amministrazione.
Ben 13,6 milioni erano a disposizione del Commissario Silletti: quanto abbia speso finora non è noto, ma se non si è trattato di vera emergenza, come ipotizza la Procura, significa che quel che è stato speso, in regime d’urgenza, è probabile che dovesse seguire percorsi più trasparenti (CLICCA QUI).
Il Commissario governativo, come noto, ha rassegnato le sue dimissioni a seguito della notifica dell’avviso di garanzia da parte del Procuratore di Lecce Cataldo Motta.
Ora, che gli alberi destinati allo sradicamento in base al Piano del Commissario Giuseppe Silletti sono stati sequestrati, e così salvati, dalla Procura di Lecce, la Regione Puglia dovrà gestire, con le procedure ordinarie e gli uffici regionali, nuove (più lievi?) misure di contrasto.
Nei giorni scorsi la conferenza Stato-Regioni ha approvato lo schema del decreto ministeriale che sarà a breve approvato dal Consiglio dei Ministri (CLICCA QUI).
Il decreto sancisce che tutta l’Italia è zona indenne da xylella, escluso il Salento, cioè le “zone delimitate” così come fissate dalla Decisione di esecuzione 789/2015. Il provvedimento – dice il ministro Martina – si basa sulle evidenze emerse da oltre 17.186 controlli e 13.766 analisi di laboratorio effettuate nel 2015 nelle Regioni italiane, ad esclusione dei controlli e delle analisi effettuati nella Regione Puglia.
Che cosa fare nelle “zone delimitate”, cioè provincia di Lecce e parte della provincia di Brindisi, dovrà deciderlo la Regione Puglia, che ha attivato una “task force” di esperti con finalità consultive, per poi comunicarlo al Ministero.
Di fatto, la Regione Puglia e i suoi uffici (Osservatorio regionale per l’agricoltura e Istituto fitosanitario regionale), dovranno fare quello che è nelle loro prerogative in base alla Direttiva UE 29/2000. E facendo questo, cioè ottemperando a quanto prescrive la Direttiva 29/2000 faranno cadere anche il grande equivoco su cui s’è basato finora il gioco delle parti tra Regione e Ministero: è la Regione Pugliapresieduta da Michele Emiliano che deve decidere che cosa fare, coordinandosi col Ministero, e poi comunicarlo alla Ue.
Il problema ora è un altro: il Tar del Lazio con due ordinanze ben motivate ha rinviato in via pregiudiziale il parere di legittimità della Decisione di esecuzione 789/2015 alla Corte di giustizia europea, e con un’altra ordinanza e una sentenza ha sospeso il giudizio sui ricorsi presentanti dalle aziende bio della provincia di Lecce e da sette associazioni, in attesa che si esprima il Tribunale europeo di prima istanza (CLICCA QUI).
Le motivazioni dei quattro dispositivi traggono origine da un medesimo convincimento del Tribunale amministrativo: la Decisione di esecuzione 789/2015 è illegittima (dunque sono illegittimi tutti gli atti susseguenti, inclusi i decreti ministeriali e il Piano Silletti) perché travalica i paletti fissati dalla direttiva 29/2000 che è gerarchicamente superiore.
La Regione Puglia, il Ministero delle Politiche agricole e la Presidenza del consiglio dei ministri si sono opposti a tutti i ricorsi.
Altri ve ne sono in attesa di giudizio, incluso quello che vede come capofila il WWF nazionale (CLICCA QUI).
E’ possibile che le sentenze del Tribunale europeo arrivino prima del nuovo Piano della Regione Puglia, o forse è auspicabile. Certo sarebbe saggio da parte della Regione attenderle, perché, applicando la decisione 789/2015, rischierebbe vedersi reputate come “illegittime” le proprie decisioni direttamente dal Tribunale europeo.
E’ vero che gli effetti delle sentenze del Tribunale amministrativo valgono solo per i ricorrenti, ma così non è per le associazioni, che già (con sentenza), si sono viste riconoscere la legittimazione attiva ad agire, in quanto agiscono, appunto, nell’interesse collettivo.
Dunque quanto stabilirà per loro il Tribunale europeo, varrà per tutti: provincia di Lecce e Brindisi, perché è lì che agiscono queste associazioni.
Quindi: non più sradicamento degli alberi sani nel raggio di 100 metri, non più pesticidi obbligatori ma obbligatorietà di certezze scientifiche da porre alla base di ogni decisione.
E qui ritorniamo nell’incertezza, dal momento che lo studio epidemiologico commissionato da EFSA al CNR di Bari ancora non è pronto, e la prova di patogenicità che colleghi direttamente il disseccamento (CO.Di.Ro.) alla presenza di xylella non c’è (CLCCA QUI).
Dunque quello che potrà decidere la Regione Puglia, non potrà andare oltre il buon senso: potature, cura della terra, slupatura. Insomma: amore gli alberi.
Infine il ricorso del WWF: è nazionale, e una sua vittoria, farebbe da tana libera tutti.