di Marilù Mastrogiovanni
Ce l’hanno fatta. S’è sollevato il polverone e come sempre, nel polverone, si nascondono gli interessi. Si devia l’attenzione, si mette a fuoco altro. Imbarazzanti alcuni editoriali, come quello dell’Unità, dove si commentano fatti senza conoscere i fatti, scrivendo baggianate, confondendo la sputacchina (il potenziale insetto vettore) con la xylella, e dimostrando che sulla questione in troppi parlano e scrivono perché eterodiretti o cerchino ribalte, non perché abbiano qualcosa da dire. Il polverone è un’arma di distrazione di massa.
Sono scesi in campo tutti contro tutti, ma soprattutto contro la Procura, “colpevole” di aver osato mettere in discussione la Scienza. Dimenticando che la “Scienza” è cosa diversa dallo scientismo perché essa stessa, se è tale, dovrebbe essere la prima a dubitare di ciò che fa, perché è fatta da uomini ed è il risultato di confronto, dibattito e di condivisione dei risultati. Un circolo virtuoso di accrescimento della conoscenza che in questo caso è mancato del tutto.
La ricerca su xylella in Puglia è infatti in mano a pochi centri di ricerca, tutti pugliesi, e a pochi uomini.
Ed è così che per dare la possibilità a tutti gli enti, pubblici e privati, di fare ricerca su xylella, la Regione Puglia ha fatto un bando da due milioni di euro, ma inserendo criteri di accesso che di fatto agevolano chi la ricerca la fa già. E si rimane sempre tutti nel solito brodo, a cantarsela e a suonarsela, senza possibilità di confronto.
Ma la questione non è neanche questa.
La questione è che spostando il fuoco su “sradicamento si, sradicamento no”, “procura contro scienza”, “scienziati contro complottasti”, “complotto si, complotto no”, si fa talk show e si ottiene il vuoto spinto.
Dimenticando, ancora una volta, il cuore del problema: a chi conviene dire che la xylella fa seccare gli alberi anche se non è provato? Perché non è provato, lo sapete, vero? A chi conviene dire che si tratta di emergenza e di calamità naturale da fitopatologia? A chi conviene dire che servono i soldi per la ricerca e per la cura del disseccamento causato dalla xylella?
Abbiamo cercato di capirlo dalla prima puntata della nostra inchiesta, del maggio 2014 (CLICCA QUI).
Un puzzle complesso che secondo me s’è costruito nel tempo, senza un disegno preciso, all’inizio.
Voglio dire che il ritrovamento della xylella e giustificare il disseccamento degli ulivi con la presenza del batterio, conviene a tanti. Io ho cercato di spiegarlo, con documenti alla mano, nel mio libro Xylella Report (CLICCA QUI).
E ancora bisogna chiedersi: chi ci sta già guadagnando? E grazie a quali decisioni della Regione Puglia e del Ministero (e poi, solo poi, della Ue), ci stanno già guadagnando? E quanto? E per far cosa?
E infine: ma se non si tratta di emergenza né di calamità naturale da fitopatologia, forse ma forse si stanno percependo indebitamente soldi pubblici?
Quel che è emerge dai documenti prodotti dalla Regione è un meccanismo grazie al quale, interpretando in maniera forzata le direttive europee, la Regione Puglia ha preso delle decisioni a priori, che impongono lo sradicamento degli ulivi e l’utilizzo di pesticidi e diserbanti come unica soluzione alla presunta avanzata di xylella (perché non sta neanche avanzando, lo sapete, vero?). E prendendo tali decisioni, ha avuto accesso a fondi europei potenzialmente infiniti, destinati al contrasto dei patogeni da quarantena.
Insomma: la Regione Puglia ha prodotto documentazioni e relazioni per dimostrare l’emergenza e la calamità sulla base di evidenze scientifiche inesistenti.
Da una parte la Regione decideva a priori, già a partire dall’ottobre del 2013, che si trattava di emergenza da xylella e dichiarava alla Ue che l’intera provincia di Lecce era infetta, senza neanche aver fatto un monitoraggio, senza aver fatto uno studio epidemiologico (che ancora manca), senza aver dimostrato la prova causa effetto tra presenza di xylella e disseccamento degli ulivi (prova che ancora manca), senza neanche aver isolato il batterio in laboratorio, cosa che avverrà un anno dopo.
Dall’altra la Scienza, anche perché a corto di soldi, arrancava negli esperimenti, si chiudeva a riccio, pubblicava qualche sparuta ricerca che si validavano da soli (ebbene si, anche questo è nel libro).
Però, mentre la Regione non dava soldi alla Scienza ma pretendeva risposte, si affrettava d’altro canto a dare subito due milioni di euro al Consorzio Ugento Li Foggi, che il consorzio spendeva per fare “opere idrauliche” giustificandole con l’emergenza xylella, e 4,5 milioni all’Arif, per sradicare tutti gli alberi della Provincia di Lecce (sic!), perché aveva “i giusti uomini e giusti mezzi”.
Per poi consentire ad Arif (direttore Giusppe Taurino, già deputato pd), di predisporre un “Avviso pubblico” per reclutare uomini e mezzi, perché ne era sprovvisto (ma come? Non aveva “i giusti uomini e i giusti mezzi?). Leggi: incarichi e affidamenti ad alto tasso di clientelismo.
Parte così, l’armata brancaleone della Regione Puglia all’arrembaggio degli infiniti soldi della Ue. E parte già nell’ottobre 2013.
Parte con questi primi affidamenti pari a 6,5 milioni per tappare i buchi del Consorzio Li Foggi e per dare potere all’Arif, invece di dare spalle forti alla Scienza.
Poi nel 2014 e 2015 ne sono successe di tutti i colori. Ma in questa sede mi fermo qui.
Perché questa volontà a priori di sradicare? Pressappochismo, incompetenza, colpa o dolo?
E’ questo che ci si deve chiedere.
Da parte mia, qualche risposta credo di averla data e di aver spiegato punto per punto, il meccanismo della truffa. Ma siccome continuo a scavare, sono sicura che, dopo queste prime indagini della Procura, ne scopriremo delle belle.