Per 8 alberi positivi a xylella in provincia di Brindisi, dovranno esserne estirparti 2032.
Questi numeri danno la portata devastante del piano Silletti 2, approvato il 30 settembre scorso.
Non aggiunge nulla di nuovo a quanto deciso dalla Decisione comunitaria del 18 maggio, recepita dal decreto del Ministero delle politiche agricole il 19 giugno: semplicemente le rende esecutive, dettagliando i costi della distruzione della più grande foresta di ulivi secolari del mondo.
Quel che di nuovo c’è però, è che rende plasticamente visibile il metodo attraverso il quale si andrà verso una rapida desertificazione del Salento (Lecce, Brindisi e Taranto) e la sua conseguente edificazione selvaggia.
QUANTI ALBERI SONO MALATI?
La provincia di Lecce è considerata tutta infetta dal 2013, appena 14 giorni dopo la prima notifica alla Ue del ritrovamento del batterio di xylella fastidiosa. D’imperio l’ha deciso la Regione Puglia (delibera di giunta del 29 ottobre 2013): senza analisi, senza monitoraggi, senza campionamenti.
La strategia è andata avanti fino al 18 maggio, quando la Ue (decisione di esecuzione 2015/789) scrive che “almeno” tutta la provincia di Lecce è da considerarsi infetta.
Come abbiamo spiegato nel dettaglio nel libro “Xylella report” e come abbiamo continuato a denunciare in questa sede, questa “dichiarazione di infezione” è stata fatta senza alcuna evidenza scientifica, in presenza di una percentuale di alberi positivi, sul totale dei campionamenti, ferma all’1,8%.
I dati diffusi dal Ministero nel giugno scorso sono inequivocabili: da ottobre 2014 a giugno 2015, su 23.266 alberi analizzati (per il 98% ulivi) sono risultati positivi a xylella 612 alberi, pari all’1,8% del campione. Questi 612 alberi sono stati trovati tutti nella zona infetta, cioè provincia di Lecce e feudo di Oria. Ma la Provincia di Lecce non era “tutta infetta”?
Sulle metodiche di campionamento Donato Boscia, nonostante le nostre numerose sollecitazioni, non ha mai risposto.
Poi i campionamenti vanno avanti e i dati aggiornati al 31 agosto 2015, diffusi dal Piano Silletti2, sono in linea con quelli diffusi finora: 1071 piante positive a xylella nell’ampia fascia di territorio che si estende in larghezza dall’Adriatico allo Jonio e in altezza per 20 km al confine della provincia di Lecce con Brindisi.
Al di fuori della provincia di Lecce sono positivi a xylella 8 alberi, e per questi, poiché la decisione di esecuzione Ue impone di sradicare tutte le piante (anche senza sintomi) potenzialmente portatrici di xylella nel raggio di 100 metri, cioè in un’area di 3,5 ettari intorno alla pianta ritrovata positiva, se ne dovranno sradicare 2032.
Il Piano Silletti2 non comunica i dati relativi al campione: per trovare quegli 8 alberi positivi a xyella in rovincia di Brindisi, quanti ne hanno analizzati?
E’ necessario saperlo, per poter capire se si tratta di epidemia o no, cioè l’incidenza degli alberi positivi sul totale della foresta d’ulivi. Inoltre, le analisi non sono state consegnate ai proprietari, che non possono dunque impugnarle.
CHI SRADICA?
Dovranno sradicare i proprietari a loro spese e poi chiedere i rimborsi per le spese sostenute: potranno ricevere da 98 a 146 euro per pianta sradicata.
Non si tratta di un rimborso per il valore dell’albero, ma solo per i costi sostenuti.
L’albero sradicato è perso, e se lo piange il proprietario.
E’ vero che il Commissario straordinario parla di “contributi a tutti i proprietari di ulivi” e non di aziende, come al contrario è riportato dal decreto ministeriale del 19 giugno che recepisce la decisione Ue.
Ma sembra piuttosto fumo negli occhi. Lascia intendere che si tratti di rimborsi per il danno subito, ma sono solo rimborsi delle spese sostenute.
Se così non fosse infatti, sarebbe una contraddizione con quanto stabilito dalle norme che regolamentano l’accesso ai rimborsi per la calamità naturale: a queste vi accedono solo le imprese.
Cioè: i proprietari, tutti, sono costretti ad estirpare, ma solo le imprese hanno diritto ad essere rimborsate attingendo al fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.
Poiché per la maggior parte si tratta di anziani conduttori che in proprio portano avanti gli uliveti, il danno a livello sociale ancora non è quantificabile ma sarà devastante.
Inoltre: secondo il Piano Silletti2, i proprietari dovranno estirpare gli ulivi entro 10 giorni, altrimenti “in via sostitutiva” interverrà l’Arif, l’Agenzia regionale per le risorse irrigue e forestali diretta dall’ex deputato del pd Giuseppe Taurino, che sradicherà gli alberi. In tal caso il proprietario si beccherà una multa salata.
Molti proprietari stanno impugnando le notifiche con cui il Commissario Silletti (nella foto) li obbliga ad estirpare gli ulivi.
Ma conti alla mano, lo Stato sta già procurando loro un pensante danno economico: li priva dell’unica fonte di guadagno, perché le olive non potranno essere raccolte, nonostante questo sia un anno di “carico” e si sia fatto un gran chiasso per dire che l’olio salentino è ottimo e non è infetto; li multa perché si son rifiutati di auto danneggiarsi privandosi della loro unica fonte di reddito; li priva del rimborso per la presunta “calamità naturale”, riconosciuta dallo Stato, ma solo alle imprese.
Delle due l’una: o c’è la calamità, e a quel punto vale per tutti, non solo per le imprese, perché tutti ne sono vittima, anche i comuni cittadini che loro malgrado devono inalare i pesticidi usati a tappeto; oppure non c’è.
Perché stiamo estirpando 2032 piante per 8 alberi risultati positivi.
Come mi disse un contadino, sventolando un rametto d’ulivo e una rosa che mi aveva portato in dono in redazione: “Tottoressa, a silella an capu la portane”.