di Marilù Mastrogiovanni
“Si, la tabella è stata fatta male. Abbiamo dimenticato di specificare che i 160 ulivi che non vi ritrovate, si trovano nella zona infetta della provincia di Lecce. Se ha la cartina davanti le spiego dove”.
“Si, mi dica” – rispondo.
“Ecco, vede? I 160 ulivi infetti si trovano nella parte verde scuro della provincia di Lecce”.
“Cioè vuole dire che, da ottobre 2014 a giugno 2105, avete trovato in tutto 160 ulivi positivi da Leuca a nord di Lecce, cioè a sud della fascia rosa, della zona cuscinetto?”.
“Si esatto. Avremmo dovuto specificarlo, comunque in totale i positivi a xylella sono 612. Da Leuca a Oria”.
“Di cui 160 in provincia di Lecce, cioè nella zona infetta”.
“Si esatto”
Alessandro Apolito, dell’ufficio stampa del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, risponde alle domande poste dalle ricercatrici dell’Abap (Associazione biologi e biologhe ambientaliste di Puglia) e ridà i numeri.
Dopo la pubblicazione della relazione a firma di Elvira Tarsitano e Valeriana Colao, che mettevano in dubbio la bontà dei dati forniti alla Ue dal Ministero, abbiamo chiesto al Ministero delle Politiche agricole una serie di chiarimenti e di informazioni (che abbiamo già sollecitato tre volte) e che pubblicheremo appena ci verranno forniti.
Però il chiarimento sui dati l’hanno voluto dare subito, telefonandoci (ma per incontrare il commissario Andriukaitis no, non siamo graditi. Non siamo stati invitati neanche alla conferenza stampa).
Ricapitolando: la provincia di Lecce è definita, perfino nella decisione di esecuzione della Ue (del 18 maggio scorso) zona infetta. Il batterio è considerato non più eradicabile perché completamente insediato.
Ma che la provincia di Lecce fosse da considerare interamente “zona infetta” è già scritto dalla giunta Vendola nella delibera di giunta del 2013 (la n.2023). Quella delibera di Giunta ha lo sguardo lunghissimo, addirittura da preveggente, perché è approvata dopo appena 14 giorni dalla prima (o dichiarata tale) scoperta del batterio e perché decide che la provincia di Lecce è interamente infetta, senza analisi, senza campionamenti (all’epoca ancora non iniziati). Insomma, così preveggente che decide quello che la Ue deciderà solo il 18 maggio 2015 (appunto inserendo nella decisione di esecuzione la provincia di Lecce come zona infetta).
Quella delibera di Giunta fa parte di tutto il plico degli atti e delle norme inviate alle Ue e di cui la Ue ha preso atto.
Definire la provincia di Lecce “zona infetta” fin dal 2013 ha aperto le porte ad una serie di decisioni e norme predisposte ad hoc, che di fatto hanno rappresentato un escamotage che consente di aggirare le leggi poste a tutela di tutti gli ulivi (secolari e non) e degli ulivi monumentali.
In Provincia di Lecce infatti gli ulivi si possono (non si devono. Non è obbligatorio) sradicare perché considerati tutti infetti (basta una semplice domanda all’UPA, l’Ufficio provinciale agricoltura) ma non si possono ripiantare, perché lo vieta l’Europa.
Peccato però che ripiantare gli ulivi sarebbe obbligatorio: lo impone una legge nazionale (la 144/1951). Legge in vigore. Può una legge dello Stato soccombere dinanzi alla decisione di esecuzione e un decreto ministeriale? Lo chiederemo a docenti universitari di diritto.
Andiamo avanti: in Puglia, a seguito della scoperta della xylella, è stata approvata una legge regionale fatta con la dichiarata intenzione di evitare speculazioni e relative infiltrazioni criminali. In base a questa legge non si può edificare per 15 anni se gli ulivi sradicati sono monumentali. Una legge farsa, perché gli ulivi monumentali in Puglia sono solo 300.059 su 60 milioni di ulivi (per il 90% secolari).
Quindi in provincia di Lecce, zona infetta, si fa una domandina all’UPA (con perizia che dichiari che gli ulivi sono infetti da xyella…e che ci vuole? L’Intera provincia è dichiarata infetta) e si edifica, chiedendo una variante al piano regolatore (e che ci vuole?).
Dunque di fatto le maglie della legge a tutela degli ulivi si allargano, invece che restringersi.
Adesso arrivano i numeri: i campionamenti in Provincia di Lecce da ottobre 2014 a giugno 2015 danno questa cifra, comunicataci dal Ministero.
160.
Centosessanta rami (non alberi, che è diverso) d’ulivo positivi ai test che hanno l’obiettivo di rilevare il dna di xylella.
E’ la domanda fatta dalle ricercatrici Elvira Tarsitano e Valeriana Colao che chiedevano proprio questo: dove si trovano quei 160 alberi dispersi nella relazione del Ministero (e di cui le ricercatrici avevano ritrovato le tracce rifacendo tutte le somme)?
Ora si sa: nella zona infetta della Provincia di Lecce.
Nonostante questo, nonostante siano solo 160, l’intera provincia è considerata infetta, i vivai sono bloccati, il settore florovivaistico è agonizzante.
Si chiedono soldi per la ricerca, e si immagina l’intera provincia come un “laboratorio a cielo aperto” sulla cura della xylella.
E intanto si spiantano gli ulivi secolari.
Perché sono tutti infetti.
Anzi no, sono solo 160.
E dunque?