di Marilù Mastrogiovanni
//ESCLUSIVO// Gli ulivi abbattuti ad Oria nell’aprile scorso non avevano xylella.
Sono stati abbattuti, ma ad altre, ulteriori analisi, effettuate con le stesse metodiche e gli stessi “marcatori” utilizzati dal CNR di Bari, sono risultati negativi a xylella.
La notizia, esclusiva di “Xylellareport.it”, arriva lo stesso giorno in cui nuovi ulivi secolari, circa 45, vengono abbattuti a Oria e getta un’ombra pesante e inquietante sulla bontà dell’intera macchina di monitoraggio, campionamento, analisi e eradicazione del patogeno da quarantena trovato nel Salento.
Le analisi sono state eseguite da un dipartimento universitario italiano in totale segretezza. I ricercatori vogliono mantenere l’anonimato, perché, pur possedendo i macchinari adatti e le competenze specifiche validate da numerose pubblicazioni, non sono in possesso dell’autorizzazione ministeriale necessaria per “movimentare” i campioni, che “presumibilmente” potrebbero essere infetti da xylella. Autorizzazione richiesta ma che tarda ad arrivare.
I campionamenti sono stati effettuati, secondo tutti i crismi indicati dai protocolli previsti da questo tipo di campionamenti, da un chimico originario della Toscana di comprovata esperienza, che ne ha preservato l’integrità in contenitori termici sterili, forniti sigillati al dipartimento universitario.
Tutte le operazioni di campionamento e prelievo dei rami, effettuate immediatamente dopo il loro abbattimento, sono state filmate dal chimico, che le ha conservate come semplice testimonianza di quanto fatto.
Lo stesso dipartimento universitario italiano ha analizzato i campioni provenienti dalla zona di Sannicola. I campioni, prelevati secondo i protocolli di campionamento condivisi dalla comunità scientifica internazionale, appartengono a due dei tanti ulivi che, nella zona di Sannicola (Lecce) sono indicati sulla mappa della Regione Puglia come infetti.
Anche questi risultati contrastano con le analisi ufficiali della Regione Puglia, eseguite, per quanto è dato sapere, dall’Istituto Basile Caramìa, le cui metodiche sono già state ampiamente contestate dagli ispettori europei nelle passate ispezioni, proprio perché hanno riscontrato un alto rischio di contaminazione dei campioni e di arbitraria interpretazione dei risultati.
Gli alberi analizzati nella zona di Sannicola, sono risultati negativi quando sono stati utilizzati gli stessi marcatori usati dal CNR di Bari (per i quali sono risultati invece positivi), e positivi invece usando altri marcatori.
Stessi dubbi su due alberi che si trovano a Veglie, marcati con la X rossa, quella che indica gli abbattimenti: questa volta le analisi sono state ancor più dettagliate. Sono stati analizzati i singoli prelievi, fatti su diverse parti della chioma esposte ai quattro punti cardinali. Un albero è risultato totalmente negativo a xylella mentre l’altro è risultato positivo solo su un ramo esposto a sud.
Potrebbe significare che, semplicemente tagliando solo quel ramo, invece di abbattere l’albero, si avrebbe la certezza, quasi al 100% di eliminare la presenza del batterio.
I ricercatori che hanno eseguito le analisi hanno utilizzato un metodo di “amplificazione” del DNA che rende visibile il DNA di xylella anche se presente in modo infinitesimale. Normalmente le tracce di DNA, mi hanno spiegato i ricercatori, si amplificano (cioè si replicano, si riproducono) 40 volte. Per essere sicuri e per renderle ancora più visibili le hanno amplificate 52 volte (definite cicli). Inoltre i ricercatori hanno utilizzato differenti “primer”, cioè dei “marcatori” che rivelano la presenza del DNA di xylella fastidiosa.
Il dato sconcertante è che proprio sui “primer” utilizzati dal CNR di Bari i risultati sono totalmente negativi (i primer sono Minsavage et al 1994. La conferma dell’utilizzo di questi primer ci è arrivata due giorni fa da Donato Boscia, direttore del CNR di Bari, in un’intervista di prossima pubblicazione su “Xylella report”).
Mentre utilizzando altri “primer” (Rodriguez et al 2003), i risultati sono che degli alberi abbattuti a Oria tre su cinque sono risultati positivi a xylella, mentre di quelli indicati come infetti a Sannicola, uno non lo è.
Che cosa significa questo?
Significa che i risultati delle analisi dipendono molto da come viene effettuato il campionamento e dalle metodiche utilizzate.
Che cosa cambia questo risultato ai fini delle misure da quarantena messe in atto dalla Unione europea, su indicazione della Regione Puglia e del Ministro Martina?
Nulla: la quarantena rimane.
Ma queste analisi potrebbero stravolgere completamente la strategia intrapresa dalla Regione, dal Ministero dell’Agricoltura e dalla Ue: cambierebbero le delimitazioni delle aree, perché cambierebbero i numeri relativi al totale degli alberi infetti; forse non ci sarebbero più i numeri per parlare di epidemia, forse si comincerebbe a considerare questi alberi positivi dei “casi anomali” o “casi isolati”, che, stando a quanto scritto nell’ultima Decisione di esecuzione della Ue, non vanno trattati né sradicati.
Questi risultati contraddittori dimostrano anche che le analisi sono contestabili e impugnabili e che se queste analisi fossero state fatte in contraddittorio, cioè in presenza di periti di parte, avrebbero dato esiti diversi, sui quali solo un giudice avrebbe potuto decidere. Probabilmente un giudice, in un contenzioso amministrativo, avrebbe deciso, seguendo il principio di precauzione per il non abbattimento.
Dimostrano, queste analisi, che si tratta di esiti contraddittori e che in quanto tali vanno considerati secondo delle metodiche e delle procedure da stabilirsi.
Abbiamo chiesto a Donato Boscia come, i ricercatori baresi, si comportino davanti ai casi contraddittori, in presenza di falsi negativi e falsi positivi, ma ha rifiutato il confronto (pubblicheremo lo scambio di battute con Boscia nei prossimi giorni).
Insomma, facendo le cose per bene e con maggiore trasparenza, forse il caso xylella si sgonfierebbe di molto.
Ma in fondo chi lo vuole davvero, alla vigilia degli ulteriori milioni che stanno per arrivare per emergenza, calamità naturale (che forse non c’è, se non ci sono i numeri e se i numeri sono contestabili) sradicamenti, ristoro agli agricoltori, riconversioni industriali degli uliveti, soldi per la sperimentazioni e la ricerca, soldi per il reimpianto di vigneti?
Ricordate che grazie alla xylella si possono abbattere gli ulivi secolari e che si può edificare su quei terreni? Pensate che siano poi in tanti a volerci vedere chiaro?
//Boscia: usiamo primer 1994 e ampliconi
La risposta di Donato Boscia, direttore del CNR di Bari alla domanda: “Quali primer utilizzate per le analisi su xylella e quali protocolli?”
“Con riferimento al ricorrente dubbio sui primers utilizzati (così come affermato nel suo libro) le specifico che tra i primers utilizzati ci sono quelli identificati con la sigla RST. Questi primers sono utilizzati sin dal 1994 a livello mondiale per la diagnosi d Xf, la maggior parte dei first report di Xf si basano sulla identificazione del batterio mediante l’utilizzo di detti primers. Essi risultano pertanto i primer più ampiamente validati a livello internazionale, tanto da essere inclusi nei protocolli ufficiali EPPO. In aggiunta, è importante sottolineare che la specificità dei primers utilizzati è ampiamente supportata dal sequenziamento degli ampliconi, prova incontrovertibile che trattasi di amplificazioni di regioni del genoma di Xf. E questo è verificabile attraverso tutti gli “accession number” riportati in tutti i lavori sinora pubblicati sul CoDiRO”.
L’INTERVISTA COMPLETA NEI PROSSIMI GIORNI
(7 Luglio 2015)
2 Comments
[…] già anticipato un anno fa sul nostro libro Xylella Report (CLICCA QUI) e come provato successivamente con l’eclatante denuncia (CLICCA QUI) sulle analisi a Oria (Br), il massimo organo della giustizia amministrativa apre uno squarcio su altri aspetti controversi […]
[…] Per inciso: sono gli stessi primers (marcatori), utilizzati per effettuare le analisi PCR sugli uliv… […]