di Marilù Mastrogiovanni
Una vera e propria stroncatura su tutto ciò che finora è stato deciso dalla Regione Puglia e dal Governo italiano per arginare il diffondersi del batterio xylella fastidiosa arriva con le parole della Scienza internazionale, pronunciate per bocca dell’EFSA (la più alta Autorità europea per la sicurezza alimentare). Scrive l’EFSA (CLICCA QUI PER SCARICARE IL DOCUMENTO):
1) “Non ci sono abbastanza dati sulla biologia del patogeno (la xylella fastidiosa, ndr, pag.82, 87, 92). Non si può dunque fornire un modello matematico accurato dell’espansione dell’epidemia: la previsione sarebbe altamente incerta e potenzialmente scorretta”. (pag. 5)
Significa che non si sa quanto è diffusa l’epidemia di xylella fastidiosa in Puglia, né in che modo si stia diffondendo né se si possa parlare di epidemia.
2) “Rimuovere le piante infette ha un effetto limitato sulla diffusione locale di xylella fastidiosa. Ma riduce la diffusione del batterio su lunghe distanze, perché riduce significativamente la proporzione di piante infettate”.
Significa che sradicare le piante non è una strategia efficace per contrastare il diffondersi del batterio. E’ efficace solo perché si riduce la proporzione delle piante infette sul totale della flora. Ossia: se si fa tabula rasa della flora, è ovvio che da un punto di vista matematico “si riduce significativamente il numero di piante infette”.
3) “Mancano ancora i dati sulla distribuzione attuale di xylella fastidiosa e sulla distribuzione degli ulivi”.
Significa che non si ha alcuna certezza su dove sia diffusa la xylella fastidiosa e su quanti ulivi sia stata trovata.
Sono parole che, inquadrate nel contesto delle decisioni politiche e tecniche prese per contrastare il diffondersi del batterio, suonano dure come sassi, perché fanno emergere il dato di fatto che la decisione di sradicare gli ulivi e spargere fitofarmaci è stata presa in totale assenza di evidenze scientifiche forti, a supporto di tali decisioni.
Lo studio è un contributo esterno commissionato dall’EFSA al NERC Centre for Ecology and Hydrology con sede in Inghilterra. E’ uno dei due studi commissionati e che aspettavamo. L’altro, che consiste nello studio del vettore, è stato commissionato al CNR di Bari e sarà concluso alla fine del 2015.
In 190 pagine gli studiosi inglesi elaborano dei modelli matematici astratti di diffusione di xylella fastidiosa, proprio perché elaborare dei modelli matematici basati sui pochi dati disponibili, scrivono (pag. 82 e pag. 87, pag. 92), avrebbe comportato proporre delle previsioni e conclusioni altamente incerte e potenzialmente sbagliate.
Gli scienziati inglesi hanno testato differenti approcci per prevedere i modelli (pattern) di espansione del batterio. Non danno indicazioni pratiche a livello di controllo dell’epidemia pugliese, indicano solo qual è la strategia migliore da seguire per avere il modello più accurato possibile. Hanno testato diverse di strategie di modellizzazione (8) e hanno sviluppato un sistema (DSS) che possa indicare quale strategia scegliere in base alla situazione.
Hanno testato i modelli su 7 casi di studio, due di essi su Xylella fastidiosa. Il secondo valuta gli effetti della rimozione degli ulivi infetti sull’espansione dell’epidemia, concludendo, appunto che sono “limitati”. Dunque inefficaci.
Per xylella fastidiosa la modellizzazione era basata sulla crescita della popolazione batterica e sulla diffusione mediata dall’insetto.
Riguardo al caso di studio 3: non è stato possibile fornire un modello accurato dell’espansione dell’epidemia. Non ci sono abbastanza dati sulla biologia del patogeno (la previsione sarebbe altamente incerta e potenzialmente scorretta, p. 96).
Caso di studio 5: principali conclusioni: rimuovere le piante infette ha un effetto limitato sulla diffusione locale di xylella fastidiosa. Ma riduce la diffusione del batterio su lunghe distanze (perché riduce significativamente la proporzione di piante infettate p.97).
Gli scienziati inglesi sottolineano che è importante interagire con i ricercatori locali che possono dare informazioni importanti sui parametri del modello (per esempio, in base alle loro indicazioni hanno modificato i parametri del caso di studio 5, che prima erano “settati” su xylella fastidiosa non pugliese).
Sottolineano anche che ad oggi mancano dati aggiornati sulla distribuzione di xylella fastidiosa in Puglia e sulla distribuzione degli ulivi infetti in Puglia (p.95) e pongono l’accento sulla necessità di una valutazione dei rischi (ad oggi assente), nell’adozione di una qualunque strategia usata per bloccare il diffondersi della xylella.
Non si può non notare, a margine, che neanche una delle pubblicazioni (in gran parte lettere e short communications) prodotte dai ricercatori di Bari (Università e CNR) è stata inserita in bibliografia, sebbene gli studiosi sollecitino una collaborazione con i pugliesi per avere i dati scientifici mancanti.
La ricerca va avanti, ma, come in questo caso, in linea puramente teorica perché se ancora la comunità scientifica internazionale (non quella barese) sta discutendo su come settare i parametri dei modelli matematici, su che basi si fonda il piano Silletti Due?
Si dovrebbe basare sull’ultima Decisione di esecuzione della Ue.
Ma la decisione di esecuzione è stata approvata il 28 aprile scorso e pubblicata il 18 maggio sulla Gazzetta europea.
L’EFSA ha ricevuto questa ricerca il 25 marzo e l’ha pubblicata il 17 aprile.
Ne consegue che l’ultima Decisione di esecuzione è già superata dai fatti, perché non tiene conto proprio dei modelli matematici pure richiesti e che sono stati elaborati in linea solo teorica, perché, lo ripetiamo, la ricerca pubblicata dice che i dati “concreti” sulla biologia del vettore (la sputacchina), la diffusione del batterio (la xylella) sono pochi e il numero totale di ulivi infetti non è noto.
Su che basi dunque si parla di “emergenza” e “calamità naturale”, chiedendo e ottenendo ingenti fondi pubblici?
Allo stesso modo: su che basi si definisce la “zona infetta” della provincia di Lecce, l’estensione della zona cuscinetto (grossomodo tra Brindisi e Taranto), su che basi si decide che si deve sradicare tutto nell’arco di 100 metri dalla pianta ritrovata infetta, su che basi si decide si sradicare tutto e desertificare e inondare di pesticidi su aree di 3 ettari e mezzo qualora si dovesse trovare anche solo un ulivo infetto.
Perché si decide di sradicare ulivi secolari e millenari se la comunità scientifica internazionale continua a scrivere che serve a poco e solo per abbattere la percentuale di piante infette, non per contrastare l’avanzare del batterio?
Dall’ultima pubblicazione di EFSA consegue che il Piano Silletti Due che si va ad approvare è morto prima ancora di nascere e che il nuovo governo della Regione Puglia ha ottime frecce nel suo arco per chiedere al Governo di non recepire la Decisione di esecuzione, perché superata dai fatti e non corroborata da evidenze scientifiche.
I ricorsi al Tar, infine, avranno vita facile.
Un pastrocchio, questo è certo. Ma fatto di cosa? Fatto di incompetenza, opacità, malafede o dolo?
Bene fa Michele Emiliano, ad azzerare tutto, come ha annunciato a Lecce nel corso del dibattito su “Xylella report” il 24 maggio scorso, perché la contrapposizione tra “Scienza” e “scettici =negazionisti=complottisti”, su cui stanno tirando dentro tutti, inclusi i giornalisti che verificano i fatti, porta solo all’occultamento delle reali responsabilità.
La “Scienza” deve aprirsi al dialogo e al confronto (è questo il metodo galileiano applicato da tutto il mondo), ma soprattutto deve essere al servizio e deve divulgare i risultati.
Parlare facile, con le persone, e migliorarne la loro qualità di vita. Deve dare gli strumenti, alla politica, per prendere le giuste decisioni. Il mondo dell’informazione deve verificare tutto e non prendere per oro colato nulla. Deve verificare quello che dice la Scienza (possibilmente non sentendo soltanto lo scienziato della porta accanto) e quello che decide la politica.
Quando tutto questo viene meno, significa che si vogliono nascondere le verità e far andare avanti l’interesse di pochi.
Di buono c’è che la xylella sta facendo riscoprire a tutti noi la bellezza del paesaggio ulivetato, patrimonio comune, bene comune.
Diamante da far risplendere e non un pezzo di vetro da gettare via.
(18 giugno 2015)
3 Comments
[…] e sul cibo, finanzia una ricerca che poi è chiamata prima o poi a inserire nelle sue valutazioni. Di questo cortocircuito ne avevamo già scritto (CLICCA QUI), quando abbiamo pubblicato i risultati… sui modelli matematici, dove gli esperti inglesi stroncavano quanto fatto finora in Italia […]
[…] che lo sradicamento può essere una soluzione ma non è mai stato dimostrato che sia efficace. Inoltre in una successiva ricerca di Efsa si evidenzia che vi è totale mancanza di dati scientifici e di monitoraggio necessari per analizzare il fenomeno e dare risposte […]
[…] Ossia: quella decisione dei 100 metri si basa su vecchi dati, pochi e incerti. Ma quando la decisi… […]