di Marilù Mastrogiovanni
La verità è semplice. Non è contorta come un arabesco e arriva dritta al punto come una linea retta: la sputacchina non infetta gli ulivi. L’esperimento di inoculo dall’insetto all’ulivo è fallito.
Alla sputacchina non piace l’ulivo.
Questo è il risultato di una ricerca fatta a più mani dalle seguenti ricercatrici e ricercatori: Saponari, Loconsole, Cornara, Yokomi, Stradis, Boscia, Bosco, Martelli, Krugner, Porcelli.
La notizia è stata pubblicata nel libro “Xylella report”, dove troverete tutti i dettagli
La ricerca dove si descrive il fallimento della prova di inoculo dalla sputacchina all’ulivo è stata pubblicata nel 2014, prima della richiesta dello stato di emergenza da parte di Vendola (emergenza invocata addirittura già nel 2013), prima della richiesta dello stato di calamità naturale, prima della dichiarazione dello stato di emergenza, prima del Piano Silletti. Nonostante questo, le decisioni politiche rese operative dai dirigenti regionali sono andate in direzione opposta: guerra alla sputacchina ed eradicazione degli ulivi.
Ma la sputacchina, in base a tale ricerca, pubblicata su una rivista internazionale con alto impact factor (cioè con un punteggio molto alto, che ne attesta l’autorevolezza) non risulta essere il vettore della xylella sugli ulivi. Su pervinca e oleandro si, ma non sugli ulivi.
Eppure la determina dei primi mesi del 2015 di Schito, D’Onghia e Percoco, citata dal Piano Silletti e in esso recepita, afferma che gli ulivi si devono sradicare per impedire che il vettore (la sputacchina, appena nata e dunque ancora non infetta da xylella) si poggi sugli ulivi positivi alla xylella e dunque prenda da essi il batterio, portandolo in giro.
Ma se alla sputacchina non piace l’ulivo, perché sradicarlo? Per impedire che qualunque sia l’insetto vettore, vi si poggi?
Ricordiamo che ancora manca uno studio epidemiologico sul vettore e sui modelli matematici in base ai quali definire le aree (infetta, cuscinetto, ecc), perché le aree di devono definire proprio in base alla conoscenza del vettore stesso: sapere quanto può volare, per quanto tempo, ecc.
Queste due ricerche sono state commissionate dall’EFSA ad un istituto inglese e al CNR di Bari. Ma sono in fieri, I risultati ancora non sono pubblicati.
Intanto, a breve, l’Europa renderà esecutiva la sua nuova decisione, che comprende misure molto drastiche, in linea con quanto deciso dalla Giunta regionale pugliese già nel 2013.
(14 maggio 2015)