di Marilù Mastrogiovanni
Continuano a ritmo serrato le indagini e i sequestri della Procura di Lecce. La guardia di Finanza di Lecce, nucleo polizia Tributaria coordinato dal colonnello De Santis, ha sequestrato 10 computer (in particolare gli hard disk) dalla sede del dipartimento di Agraria dell’Università di Bari, utilizzati anche dagli studiosi del CNR di Bari.
Computer che, a quanto è dato sapere, sono stati anche nelle disponibilità di alcuni dei ricercatori che dal 2010 si occupano di xylella, il batterio da quarantena isolato sugli ulivi del Salento solo nel 2014: Giovanni Martelli, Francesco Porcelli, Vito Nicola Savino, Maria Saponari, Donato Boscia.
Le pm Elsa Valeria Mignone (nella foto) e Roberta Licci ipotizzano il reato di diffusione colposa di malattie delle piante, previsto dall’articolo 500 del codice penale. Finora nessun nome è iscritto al registro degli indagati.
Teodoro Miano, direttore del dipartimento di Scienze del suolo dell’Università di Bari ha dichiarato di essere disponibile a collaborare con i magistrati anche perché, ha aggiunto, il sequestro dei computer rende difficile l’attività universitaria.
L’inchiesta, avviata oltre un anno fa a seguito di due esposti firmati dalle associazioni “Spazi popolari” e “Forum ambiente e salute” intende far luce sia sulle modalità di introduzione del batterio in Italia sia su eventuali ritardi con cui la Regione Puglia, l’Osservatorio fitosanitario e il Servizio fitosanitario regionale hanno agito per contrastare la diffusione del batterio, la cui patogenicità sugli ulivi, lo ricordiamo non è stata ancora provata.
Può sembrare paradossale ma non è questo il punto: infatti la procedura da quarantena prevista dalla Ue nel caso del ritrovamento di batteri o insetti inseriti nella lista EPPO, la “lista nera” dei patogeni nocivi la cui introduzione nella Ue è vietata, prevede di seguire determinate procedure, indipendentemente dalle evidenze scientifiche sulla patogenicità. Tali procedure hanno l’obiettivo di mettere in sicurezza i territori, in quarantena, appunto, per evitare che i batteri o gli insetti da quarantena si diffondano nel resto dell’Europa. La Regione Puglia, interpretando forzatamente quanto scritto nelle direttive Ue ha deciso, in assenza di evidenze scientifiche forti, di sradicare gli ulivi già nel 2013, quando il batterio della xylella non era stato ancora isolato.
Maggiori dettagli sul libro-inchiesta “Xylella report”.
(5 maggio 2015)