di Marilù Mastrogiovanni
Per capire le conseguenze della decisione di esecuzione che la Ue sta per prendere sulla xylella fastidiosa è necessario passare al vaglio tutti i passaggi salienti della bozza di 16 pagine liquidata dalla Commissione Ue sulla Salute due giorni fa, e comprendere come le future decisioni s’incastrano con le leggi italiane esistenti e con le decisioni già assunte da tempo dalla Regione Puglia.
Partiamo da quello che succederà all’intera provincia di Lecce.
Da tempo l’intera provincia di Lecce è stata dichiarata zona infetta dalla Regione e dal Ministero, attraverso diversi atti ufficiali.
(L’ultimo di questi è la determina regionale n.54 a firma del dirigente del Servizio agricoltura Giuseppe d’Onghia (13 marzo 2015, n. 54, che riprende la Direttiva 2000/29/CE, D.Lgs. 214/2005 e e il DM 2777 del 26/07/2014).
Con queste norme, recepite dal Piano Silletti, che è successivo, si ridefiniscono per la terza volta le aree di diffusione della xylella e relativi interventi obbligatori. Nella zona infetta, cioè l’intera provincia di Lecce, sradica gli ulivi solo chi vuole. La procedura è semplice (è descritta nel libro “Xylella report”).
L’eradicazione “volontaria” sembra una buona notizia ma non lo è: si sono infatti predisposte norme che favoriscono la cementificazione delle aree agricole e la riconversione in chiave industriale degli uliveti secolari, finora intoccabili.
Tali norme volute dalla Regione Puglia prima del piano Silletti ma in esso recepite, sono in contrasto con una legge dello Stato del 1951, che tutela gli ulivi. Secondo tale legge gli ulivi non si possono espiantare a meno che non si dimostri che siano improduttivi da anni.
La presenza di xylella rende semplice tale dimostrazione da parte degli agronomi, che dovranno presentare una perizia che giustifichi l’espianto.
E’ anche per questo che in alcuni ricorsi al Tar si contesta proprio il fatto che il Piano silletti (che recepisce tutte le norme precedenti, incluse tutte le determine della Regione e il decreto ministeriale 2777 del 2014) non possa soppiantare una legge dello Stato.
Né l’Unione europea può farlo, perché ogni Stato è sovrano. Però c’è l’emergenza, dunque si agisce in deroga alle norme. Deciderà dunque nel merito il Tribunale amministrativo: i proprietari degli alberi e i Comuni stanno predisponendo i ricorsi al Tar per impugnare il Piano Silletti.
Torniamo alla bozza di decisione della Ue. Le zone di demarcazione passano da quattro a due.
La Regione Puglia (e poi il Piano Silletti) aveva definito 4 aree:
1. area infetta (tutta la provincia di Lecce);
2. fascia di eradicazione (che si trova all’interno della zona infetta), larga 15 km, e lunga dall’Adriatico allo Jonio;
3. zona cuscinetto, larga 2 km e lunga dall’Adriatico allo Jonio. Si trova a nord della zona di eradicazione;
4. zona profilassi, a nord della zona cuscinetto.
Nella zona infetta, come detto, corrispondente all’intera provincia di Lecce, sradicare è facoltativo (delibera giunta 1842 del 5/09/2014), tranne che nella zona di eradicazione, dove tutte le piante ospiti vanno sradicate, sia quelle che risultano positive alla xylella, sia quelle che sono nell’elenco delle piante ospiti, sia quelle che ad un esame visivo presentano i sintomi di disseccamento. Nella zona infetta sono obbligatorie le misure di contenimento, già fissate dal decreto ministeriale (2777 del 2014) e stabilite dalle Linee guida sul COdiro: trinciature, fitofarmaci e secca tutto. E’ vero che il Piano Silletti non fa riferimento ai secca tutto, ma rimanda alle “buone pratiche agronomiche”, ma queste non sono, ahimè, quelle dell’agricoltura organica promossa dall’associazione Spazi popolari, ma quelle, ufficiali, che sono ugualmente denominate “buone pratiche agronomiche”, del PSR 2007-2013 della Regione Puglia. In questo documento ufficiale è previsto anche l’utilizzo di seccatutto per l’olivicoltura.
Attualmente, anche nella zona cuscinetto sono previste le stesse misure della fascia di eradicazione, per un totale di 17 km da nord a sud, di cui 15 all’interno della Provincia di Lecce.
Nella bozza della decisione di esecuzione della Ue invece, la zona infetta coincide “almeno”, dice la Ue, con l’intera provincia di Lecce e, al di fuori di questa, si fissa una zona cuscinetto di 20 km. Cioè gran parte delle province di Brindisi e Taranto. In questa fascia si sradicheranno gli alberi risultati infetti alle analisi e si monitoreranno gli altri, due volte l’anno, nel raggio di 100 metri. Nell’attuale piano Silletti invece è previsto un monitoraggio nel raggio di 200 metri.
Non è chiaro se la cosiddetta fascia di eradicazione che attualmente è prevista nel Piano Silletti, rimanga o no, perché la vigente suddivisione in 4 aree è stata proposta dal Servizio fitosanitario regionale e nazionale. La Ue, nelle precedenti decisioni di esecuzione parla sempre di due aree, infetta e cuscinetto, e così fa il decreto ministeriale 2777/14 che le recepisce.
Quel che è certo è che aumenta la fascia in cui si sradicano gli alberi. Di buono c’è che nella fascia cuscinetto non si sradicano a seguito di un “mero esame visivo”, ma servono le analisi.
Ultimo passaggio relativo alla provincia di Lecce riguarda le “misure di contenimento”: non vengono indicate, perché come sappiamo, l’Ue dà la cornice entro cui agire e lascia libertà agli Stati membri. Possiamo immaginare che le misure siano quelle già fissate dal decreto (2777/14) e dal Piano Silletti: fitofarmaci, trinciature, secca tutto.
Misure drammatiche per il resto della Puglia: basta un mero esame visivo e, se le piante hanno sintomi ascrivibili alla xylella vanno sradicate e vanno sradicate tutte quelle nel raggio di 100 metri dalla pianta che presenta i sintomi. Attorno a questo deserto vanno demarcate nuove zone “cuscinetto” di 10 km, dove si sradicano gli alberi a seguito di analisi e si monitorano gli altri nel raggio di 100 metri.
Quindi potenzialmente la desertificazione della Puglia e lo sradicamento degli uliveti aumenterebbe a macchia d’olio. Si continua dunque sulla linea tracciata dalla Regione Puglia e dal Ministero dell’Agricoltura nel 2013: sradicare gli alberi per eradicare il batterio. Questo nonostante diversi studi scientifici e l’EFSA dicano che sradicare le piante non sia una soluzione efficace per contrasta la diffusione del patogeno da quarantena.
A questo punto ci chiediamo: perché è stato stabilito che la zona cuscinetto deve essere di 20 km? Perché il monitoraggio passa da un raggio di 200 metri a 100?
Non essendo ancora elaborati, come detto, né modelli matematici per la definizione delle aree né sono conclusi gli studi scientifici sui vettori e le modalità di diffusione del batterio, non è chiaro (e non è chiarito nella bozza) in base a quali criteri si definiscano tali parametri. Criteri scientifici che pure sono invocati nella bozza Ue e che si richiamano come base delle decisioni.
Si fa riferimento tuttavia al fatto che le definizioni delle aree sono state comunicate dalle autorità italiane. Quindi l’impressione è che il Governo e la Regione Puglia abbiano fornito pareri in assenza di validi principi scientifici e che si stia continuando ad andare avanti a tentoni.
Inoltre le aree infetta e cuscinetto sono soggette a modifiche. Se si trovano nuovi focolai, scrive la Ue nella bozza, le aree devono essere riviste e allargate, in base, leggiamo, a solidi principi scientifici che, come detto, mancano.
Il miglior regalo ai cementificatori e a chi vuole riconvertire in chiave industriale il paesaggio olivetato secolare pugliese, lo troviamo nel passaggio che recita: “Nelle zone infetta (quindi la provincia di Lecce, ndr) non si possono ripiantare le stesse specie attaccate dalla xylella”.
L’ulivo non si può ripiantare. Ma non si dice per quanto tempo. Questo è un passaggio che gli agricoltori e i cittadini che puntano ancora sull’olivicoltura di qualità potrebbero chiedere di rivedere.
L’unica nota positiva è che c’è ancora un mese di tempo per modificare la bozza. Successivamente, siccome si lascia ai territori la libertà di definire che cosa fare nello specifico nelle varie aree, il governo, recependo la decisione di esecuzione, potrebbe escludere la fascia di eradicazione, attualmente prevista.
Purtroppo però cambia poco. Perché, come abbiamo spiegato, nel resto della Puglia si continuerà a sradicare “a vista”.
Se in un mese si avranno, come previsto, i risultati della ricerca commissionata da EFSA al Centre for Ecology and Hydrology (CEH) nel Regno Unito, proprio relativo ai modelli matematici necessari per stabilire la diffusione del batterio, si potranno avere maggiori certezze di scientificità.
Chiediamoci però perché sta accadendo questo, perché si sta distruggendo l’olivicoltura pugliese e che cosa si sta progettando di fare per il futuro della Puglia.
Per saperne di più: http://buonacausa.org/cause/xylella-report-difendiamo-gli-ulivi-del-salento
(2 maggio 2015)
1 Comment
[…] E siccome il valore reale degli alberi secolari oscilla dai 3000 i 4000 euro, ecco che il piano di eradicazione diventa irrealizzabile. Ci salverà, come sempre, l’intricata burocrazia. Che farà si che tutto cambi perché nulla cambi. La xylella sarà dichiarata endemica e non ci sarà più alcun obbligo di rimozione degli alberi. Ma in attesa che si faccia qualcosa, gli alberi seccano, non si capisce bene perché, e chi vuole, p… […]