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E poi ci sono gli alberi dati per morti e che riprendono a vegetare. Ci sono i contadini, tanti, che dicono che è sempre stato così: alcuni rami seccano, si tagliano, l’albero produce come sempre. Se si abbandona, non si pota, non si cura il tronco bruciando dal suo interno i parassiti che lo infestano, l’albero s’ammala. Poi con le cure rinasce.
L’ulivo è un albero che vive in simbiosi con l’uomo e la sua longevità racconta di questo rapporto millenario, uomo-natura. E la xylella con il disseccamento e la rinascita degli ulivi, cui assistiamo in questi giorni, non c’entra nulla.
Però in tutto questo parlare di emergenza c’entra, eccome, un ricercatore americano dell’università di Berkley, California, dove la xylella attacca le viti e gli agrumi. Finora, mai gli ulivi.
E’ lui il primo a introdurre il concetto di emergenza xylella, mai accertata ad oggi in Europa, associandola agli ulivi, su cui non è stata mai finora riscontrata. Lo fa nel 2010 quando dice in un convegno a Bari, con evidenti doti di preveggenza, che il “pericolo xylella è alle porte”.
Alle porte? Al tavolo dei relatori, con lui, tutti gli esperti che oggi parlano di emergenza. Almeida, che evidentemente ha un rapporto privilegiato con gli ambienti regionali, lo vediamo ritornare con l’assessore Nardoni (che non ha risposto alle nostre domande) a fine 2013. Gomito a gomito convocano in Regione una conferenza stampa per parlare di xylella e di ‘sindrome di disseccamento rapido dell’ulivo’, con una evidente forzatura: la xylella e la ‘sindrome da disseccamento rapido dell’ulivo’, sono due cose diverse: da allora la parola emergenza viene però strillata su tutti i quotidiani.
E parte la sindrome. I contadini sono esterrefatti: da sempre gli ulivi seccano, in parte, alcuni rami, o tutti, e rinascono. Seccano soprattutto se sono trascurati. E in Puglia lo sono spesso completamente, da quando la UE ha scollegato gli incentivi alla effettiva produzione: significa che se le olive non si raccolgono e gli alberi non si curano, i soldi dalla UE arrivano ugualmente. E alla fin della fiera conviene così, perché i costi della manodopera e della lavorazione sono molto alti e il prezzo sul mercato basso, ché non si regge la concorrenza, per esempio, di Spagna e Tunisia. Ma intanto la sindrome è partita.
La conferenza è il 14 novembre 2013 e un mese dopo, il 19 dicembre 2013, sui verbali dei lavori della Commissione agricoltura leggiamo tutto il contrario di quanto affermato da Nardoni e il fido Almeida un mese prima. Il verbale della Commissione, lo ammettiamo, è da far uscire gli occhi fuori dalle orbite.
// La Commissione Agricoltura sconfessa Nardoni e Almeida Non lo scrive la Commissione, ma lo fa capire chiaramente: si potrebbe trattare di una manipolazione. Di una bufala. In sintesi la Commissione, censura il fatto che la Regione Puglia abbia gridato all’emergenza avvalendosi di un solo esperto (Almeida, appunto) senza attingere alla numerosa letteratura mondiale a disposizione; ribadisce che del “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo” (CDRO) ancora non è certa la natura e l’entità del fenomeno ed il livello di diffusione, ma sono state avanzate le più disparate ipotesi e risoluzioni radicali senza che gli studi scientifici necessari siano del tutto terminati al momento”; dice che “è da considerare come il ‘saggio di patogenicità’ determinante per capire la reale incidenza della Xylella sul CDRO o disseccamento rapido, è un percorso di analisi che richiede da parecchi mesi a quasi un anno dunque la patogenicità al momento non è accertata”; suggerisce persino un altro esperto: “è possibile fare riferimento allo studio scientifico del Professore Rodrigo Krugner del 2010 ‘Final & Interim Research Reports’ della ‘California Olive Committee’”; addirittura la Commissione afferma che gli esperimenti che hanno visto l’inoculamento della xylella sugli ulivi, non hanno provocato alcun sintomo di disseccamento: “La ricerca svolta ha visto l’isolamento della Xylella fastidiosa e l’immissione del batterio in piante di ulivo sane in ambiente protetto. Il risultato è stato che non si sono riprodotti gli stessi sintomi di disseccamento rapido e bruciatura nonostante l’inoculo della Xylella nelle piante di ulivo, dunque nello studio viene affermato come la patogenicità non è conseguenza certa della Xylella fastidiosa. Altri accertamenti e ricerche sono tuttora in sviluppo in California, dove la Xylella è presente e attacca le viti e gli agrumi”.
Illuminante poi il passaggio in cui la Commissione Agricoltura spiega che cosa stia accadendo e attribuisce il disseccamento degli ulivi a macchia di leopardo all’utilizzo di pesticidi anche vietati e non certo alla xylella: “Dalla visita diretta della zona focolaio è possibile accertare come il disseccamento non sia affatto ingente, bensì a macchia di leopardo evidenziando alcune caratteristiche particolari: - maggiore presenza di sintomi da disseccamento negli uliveti potati in modo scriteriato ed eccessivo nel periodo di luglio (le piante di ulivo si potano notoriamente all’incirca a febbraio); - maggiore presenza di sintomi da disseccamento nei terreni che utilizzano in modo massiccio i disseccanti (in particolare il Roundup della Monsanto contenente glifosate) e i fungicidi (tra l’altro vietati) rispetto agli uliveti a conduzione biologica, questi ultimi dal canto loro mostrano lievissimi attacchi o sintomi da CDRO, che potrebbero essere imputati anche a cause consuete e tradizionali; - c’è da notare come gli uliveti salentini siano scarsamente curati, poiché storicamente questa era una zona di produzione di olio lampante che nei secoli scorsi esportava grandi quantitativi alla volta di Londra e il Nord Europa in generale; – per questo motivo gli ulivi sono stati scarsamente potati nei secoli e sono cresciuti come veri e propri giganti, le olive per la maggior parte (ma non tutti gli ulivocoltori adottano questa tecnica) tutt’oggi vengono lasciate cadere e la raccolta si effettua da terra per “spazzolamento”.
Questo ha portato molti agricoltori a non lavorare più il terreno e ad utilizzare da alcuni decenni i disseccanti e gli erbicidi per avere il “terreno pulito” e poter spazzolare comodamente. È preferito maggiormente l’utilizzo di disseccanti, anche con diversi trattamenti annuali, al tradizionale e meno impattante per la biodiversità sfalcio o diserbo meccanico. Oltretutto è comune la pratica di irrorare dei fungicidi per debellare del tutto la biodiversità ed in particolare i lombrichi che emergono dal terreno, pressoché sterilizzato dai disseccanti, per cercare nutrimento dalle olive cadute sul terreno. È necessario ricordare che questa pratica è illegale e perseguita dalla legge italiana, ma tutt’oggi molto comune negli uliveti salentini; - questi comportamenti esclusivi degli ultimi due-tre decenni hanno di certo portato elementi di squilibrio nella microbiologia e nello scambio di nutrienti assimilabili dalle radici degli alberi, compromettendo la salubrità del prodotto e delle stesse coltivazioni, certamente più esposte ad attacchi fungini e batteriosi; - è proprio questo un elemento che emerge fortemente nella ricerca delle cause dell’origine del ‘complesso di disseccamento rapido degli olivi’ (CDRO)”.
Aggiunge poi che le analisi hanno dato riscontro negativo: non c’è alcuna xylella: “nelle zone adiacenti alla zona focolaio sugli ulivi si è proceduto ad analisi di presenza/assenza della Xylella; nel brindisino e nel tarantino con riscontri negativi”.
// La Commissione smentisce Guario, coordinatore delle analisi La Commissione smentisce poi il coordinatore della ricerca, Guario: “Molti ulivi ritenuti ormai morti nella zona cosiddetta ‘cimitero’ (quella più colpita) stanno gettando polloni e nuovi germogli, ciò potrebbe già da subito smentire le tesi della soluzione dell’estirpazione di massa; - ad una visita diretta effettuata in data 28 novembre 2013 è stata riscontrata come non fondata l’affermazione del dottor Guario che questi nuovi germogli siano solo frutto delle piogge autunnali e si siano già disseccati nuovamente; – al contrario i nuovi germogli appaiono come sintomi di una rivegetazione e non danno segni di nuove bruciature o disseccamenti dei rami”.
Inoltre la Commissione denuncia l’abuso di pesticidi, alcuni dei quali prodotti dalla Monsanto, multinazionale che produce semi ogm commercializzandoli in tutto il mondo, aggiungendo che gli alberi disseccati sono stati potati fuori stagione, nel luglio 2013, sotto il sole rovente e per questo, ma solo temporaneamente, sono morti: “sul grave fenomeno che sta colpendo gli ulivi Salentini, vi è da sottolineare, quindi come una grave piaga ambientale sia costituita dall’abuso di fitofarmaci. Lo è soprattutto in provincia di Lecce. Un’impennata che non si riesce a frenare e che, anzi, dopo una battuta d’arresto nel 2009, ha ricominciato la sua ripresa. I dati elaborati dall’Arpa Puglia nella relazione sullo stato di salute del 2011 dicono che la Puglia, con 155.555 quintali di prodotto distribuito nel 2010, resta al quarto posto in Italia, dopo Veneto, Emilia Romagna e Sicilia, per quantità di fitofarmaci utilizzati.
Nel leccese, due anni fa, sono stati impiegati 2.032.691 chilogrammi, il 15 per cento in più rispetto al 2009. E questi sono numeri che fotografano solo una parte del fenomeno. Dal conteggio sfuggono i dati relativi ad una delle pratiche più diffuse tra le famiglie. Non è, infatti, solo una questione relativa al mondo imprenditoriale agricolo. Nel Salento, ovunque appestato dai cartelli ‘zona avvelenata’, l’uso di diserbanti, fungicidi e concimi sintetici è pratica più che ordinaria anche tra i piccoli produttori. Anche tra chi coltiva l’orto per sé.
Una stortura figlia di una mancata consapevolezza degli effetti sulla salute e della facilità estrema dell’acquisto dei prodotti tossici, persino nei supermercati; – rispetto agli ulivi e all’epidemia che li sta cogliendo l’utilizzo di glifosate (con ben due trattamenti all’anno) da 30 anni può aver concausato il ‘complesso del disseccamento’; inoltre gli ulivi salentini, a differenza di quelli di altre zone pugliesi e del resto d’Italia, non vengono praticamente potati, le olive vengono lasciate cadere e il tutto è trattato con glifosate appunto; gli ulivi giganti potrebbero soffrire di scarsa cura e dei trattamenti oltre che di inquinamento ambientale; nella sola zona vi è una vasta presenza di discariche abusive che avrebbe potuto causare l’alterazione di tutto l’ecosistema contribuendo al fenomeno dell’essiccamento degli ulivi; – se le scarse potature sono una caratteristica, è molto importante tener conto come la maggior parte dei disseccamenti sia apparsa su ulivi potati malamente a luglio 2013, quindi fuori stagione, in un periodo in cui le temperature in Salento sono molto elevate e potrebbero aver danneggiato alcune parti degli ulivi; – è bene che la vicenda sia indagata nei suoi innumerevoli risvolti e con modalità del tutto scientifiche e con la possibilità di accedere a risultati completi.
L’olio è un patrimonio e la filiera ha bisogno di interventi agroecologici efficaci per migliorare il prodotto e renderlo più competitivo e protetto”.
Infine la Commissione impegna il Governo “ad assumere iniziative di trasparenza e controllo per i fondi che sono stati predisposti (5 milioni di euro con recenti provvedimenti), in modo da supportare le analisi comparate con altre università ed istituti, per una più ampia collaborazione nell’acquisizione dei dati scientifici necessari; – ad adottare iniziative per attuare studi più approfonditi sul fenomeno, date tutte le perplessità ed i punti d’ombra sul fenomeno stesso della Xylella che, a differenza della realtà californiana, in Italia ha colpito solo gli ulivi e non attacca viti ed agrumi, in modo che la ricerca dimostri la matrice patogena del virus prima di procedere a interventi radicali; - ad assumere iniziative per allargare il campo di indagine della malattia di disseccamento degli ulivi anche all’eventuale correlazione con l’utilizzo massiccio di glifosate che nell’area della regione pugliese viene utilizzato in quantità massicce nel caso specifico degli ulivi con più trattamenti nell’arco dello stesso anno solare; - a prevedere un piano nazionale di prevenzione per le fitopatie e le emergenze relative al cambiamento climatico in modo da potere accertare con certezza le cause e avviare percorsi di ricerca per soluzioni agroecologiche efficaci a lungo termine”.
// La Monsanto e gli affari dei semi in Puglia La Monsanto, tentacolare multinazionale che controlla il mercato mondiale delle sementi geneticamente modificate, vende i semi di tutti i pomodori prodotti in Puglia e la Puglia è prima produttrice in Europa di pomodori da industria, ottenuti da ibridazione. Significa che in Europa è impossibile mangiare salsa di pomodoro che non sia derivata da pomodori ibridati Monsanto.
E’ anche vero che la Monsanto, che proprio a seguito della pressante azione di lobbing portata avanti in Europa dalle associazioni ambientaliste, ha ritirato tutte le richieste di produzione di mais ogm in Italia e in altri paesi europei, ogni anno dedica poderosi investimenti per la ricerca di nuove sementi geneticamente modificate e resistenti alla xylella. E lo fa anche attraverso la sua partecipata Alellyx, anagramma di xylella: Alellyx è la società di Monsanto che si occupa di scoprire nuovi semi e nuove varietà di piante resistenti alla xylella.
Fin qui i fatti, che ricapitoliamo:
1. per la Monsanto la Puglia è strategica per il mercato europeo perché leader nella produzione di pomodori ottenuti da ibridazione targati Monsanto;
2. la partecipata di Monsanto Alellyx si occupa di ricerca e di selezione di varietà di semi e piante immuni alla xylella;
3. per ora il mais ogm Monsanto non si produce in Europa.
4. L’Europa ha attivato una grande campagna di informazione e di consultazione dei cittadini per legiferare sugli ogm, in maniera restrittiva.
Detto questo inizia il campo delle congetture e delle ipotesi: la dichiarazione dello stato di emergenza da xylella farebbe solo bene alla Monsanto, che in Puglia come detto ha grandi interessi. Aprirebbe la strada alla commercializzazione di nuove varietà di piante xylella-immuni, ad esempio nuove varietà di vite, anch’essa attaccabile dalla xylella.
Nuovo Negramaro xylella-free? Non è un’ipotesi fantascientifica.
Oppure aprirebbe una fase di tensione e di attività lobbistica a livello europeo, dove si cerca di arginare la commercializzazione di ogm, proprio in un periodo delicato e di crisi del settore agricolo: come a dire, ‘gli ogm non sono sempre cattivi: vedete che è grazie agli ogm che si combatte la xylella’. E così l’emergenza della xylella sarebbe il cavallo di Troia per aprire a politiche europee più permissive verso gli organismi geneticamente modificati.
// Il convegno sull’emergenza prima dell’emergenza Ed ecco un’altra evidente dote di preveggenza di Almeida: Dal 21 al 24 ottobre di quest’anno a Bari si terrà un simposio internazionale sulla xylella, dove interverrà nuovamente il prof. Almeida, lo stesso che nel 2010 aveva annunciato che la xylella era alle porte. E lo comunica ad aprile, quando cioè ancora non sono usciti i risultati che ufficializzino la presenza della xylella.
Come è possibile? Preparano un convegno per il prossimo ottobre, in cui dichiarano, programma alla mano, l’emergenza xylella, così ufficializzandola, e lo fanno a tavolino, organizzando un convegno sull’emergenza prima che le analisi dichiarino che l’emergenza c’è? Tra i relatori ci sono tutti gli esperti, incluso Guario e Boscia che hanno parlato di situazione emergenziale.
Una forzatura questo convegno, sicuramente una leggerezza organizzarlo prima dei risultati delle analisi. Scompiglierebbe le carte il dichiarare l’ecosistema degli ulivi pugliesi patrimonio Unesco, patrimonio dell’Umanità. Intoccabili, quindi senza valore commerciale, perché non stimabili.
Perché non farlo?
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